mercoledì 13 febbraio 2013

L’uomo perfetto di Irene Pecikar e Diego Zabot

L’uomo perfetto
di Irene Pecikar e Diego Zabot


Per la prima volta è puntuale alla loro cena.
È elegante, una rosa rossa sul petto.
Per la prima volta l'ascolta, senza fiatare, lasciandole raccontare la giornata.
È concentrato su di lei, non distoglie lo sguardo, fissato nei suoi occhi.
Lei lo guarda, gli accarezza una guancia. Come è bello il suo uomo.
Non ha fretta: stasera è li per lei. Inchiodato alla sedia non ha nessuna intenzione di andare ad accendere la televisione, anche se oggi trasmettono una partita di campionato.
Non ha troppa fame, lei nota. Il piatto è ancora intatto. Lui la guarda, perso.
“Caro, non guardarmi così, sai che mi imbarazzo” cinguetta, sfiorandosi il viso con le dita.
Lui non dice nulla, ma sposta di poco la testa, evidente segno di complicità.
È stata tutto il pomeriggio a preparare la cena. Ha perso diverse ore per farsi i capelli, per truccarsi ed essere perfetta. Sta frequentando da mesi un corso di yoga, ogni mercoledì. Voleva a tutti i costi raggiungere la forma che lui desiderava. Questo pomeriggio ha saltato la lezione. Doveva prepararsi per lui, ed è riuscita a entrare nel meraviglioso abito che lui le ha portato da Parigi. Doppia sorpresa per il suo amore.
È stanca, è tutto il giorno di corsa, ma non lo vuole dimostrare...
La lama penetra nella carne. Ne fuoriesce il sangue. Osservandolo fluire, ripensa al pomeriggio.
Due ore prima
Si è dimenticata il vino. Panico! La cena non può essere perfetta, senza. Deve scendere. In mezz’ora lui sarà tornato a casa. Il negozio vicino è chiuso oggi. A due isolati, però, c’è lo spaccio. Spera sia ancora aperto. Indossa scarpe coi tacchi, ma corre. Corre veloce.
Sì, è aperto. Entra. Compra. Esce.
Corre. Il piede cede, il tacco si è rotto. Un respiro profondo. Sarebbe fiera del suo controllo l’insegnante di yoga. Sale le scale. Quasi a casa. Entra, un’occhiata veloce ai capelli. Devono essere sistemati di nuovo, pazienza.
Rumori. Anzi no. Grugniti di piacere. Dalla camera da letto.
Si nasconde nel guardaroba. Ascolta. Lei viene. Lui viene. “Vestiti, amore. È a quelle stupide lezioni di yoga, ma fra poco torna”. Il silenzio del vestirsi. Un bacio schioccato, dei passi e una porta che sbatte.
Lei prende qualcosa dalla cappelliera nascosta dietro i vestiti. Lui esce dalla camera, abbottonandosi la camicia.
Gli spara al petto.
Stupenda quella rosa rossa affiorata che spicca sul bianco della camicia. Lo veste, elegante. Lo accomoda al tavolo, poggiandolo sulla sedia. Lui continua a ciondolare, ma lei è paziente, quasi amorevole. Con l’aiuto di una sparachiodi e del nastro adesivo, gli ridà equilibrio.
Presente
Lui è sempre davanti a lei e la guarda. Lo sa di essere così bella da lasciarlo senza parole e con quell’espressione di stupore impressa sul volto.
Silenzio.
“Buon San Valentino, amore mio”.
Lei sorride, compiaciuta. Com’è fortunata: il suo è l’uomo perfetto.



8 commenti:

  1. Il mio preferito! Complimenti a entrambi :)

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  2. Sembrava il racconto perfetto... e invece no! :(

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  3. Spiazza! il mio preferito!
    Luca

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  4. Incisivo. Mi piace molto perchè asciutto!
    E.

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  5. Una racconto breve ma potente... Ogni dettaglio della prima parte va a costruire il castello idilliaco e romantico nel quale abita la mente della protagonista per poi essere spazzato via nella seconda e rivelare ahimè che quel castello altro non era che fatto di carta... Ė bastato un soffio della cruda realtà per buttarlo giù... Il punto in fondo al racconto non rappresenta la fine perché è interessante rileggere proprio quella prima parte che risulta al limite dello stucchevole per vedere che il colore rosso di S. Valentinon non rappresenta l' amore ma....
    Bravi! :)

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  6. Decisamente spiazzante e meravigliosmente realista.... mi è sembrato di sentire il rumore sordo della sparachiodi.... una donna letteralmente pazza di gelosia. Bello!

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  7. Assolutamente originale e angosciante, la descrizione della follia in cui può scivolare la mente umana mi spiazza e mi terrorizza sempre, ispirandomi anche pietà per la povera folle che, da quanto tempo nn si sa, vedeva una realtà inesistente.

    Ho condiviso su fb:

    http://www.facebook.com/mafalda.oggimordo.7?ref=tn_tnmn

    Grazie, ciao.

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