RECENSIONI old


giovedì, 24 novembre 2011
L'anello di ferro di Ornella Albanese



ORNELLA ALBANESE
L'anello di ferro
COLLANA
NARRATIVA
ANNO
2011
PAGINE
288
PREZZO
€ 10,00
PREZZO EBOOK
€ 5,00
ISBN
978-88-6508-091-7
IItalia, 1135. Giselda attende il suo promesso, il valoroso Manlius. Da diversi anni la guerra lo tiene lontano dal feudo di Tarsia, dove potrebbe non far più ritorno. Giselda è giovane, impavida, intraprendente, e quando durante un torneo cavalleresco riceve un invito dal figlio del barone di Rosetum, antico avversario della sua famiglia, accetta senza esitare. L’appuntamento è nel bosco vicino, al tramonto. Purtroppo, però, il suo nome diverrà un’eco spenta, perché di lei non si troverà più traccia. Proprio adesso che Manlius è tornato... Risorge così l’ombra di intrighi e misfatti arginati per lungo tempo. Le due famiglie metteranno in campo tutte le loro armi per ridisegnare i confini di un odio che non dà tregua. Ma forse solo il sorriso di una donna e la magia tutta femminile riposta in un anello di ferro riusciranno a riportare la pace laddove dimoravano rabbia e morte.
Segreti, intrighi, colpi di scena e sensualità per un’autrice che ha già conquistato il favore delle lettrici italiane, e che a ogni sua prova si riconferma come una sicurezza, un solido punto di riferimento nel suo genere.
”UN ROMANZO CHE CI IMMERGE NELLE TINTE OSCURE E INTRIGANTI DEL MEDIOEVO ITALIANO”

Fossero tutti così belli credo che leggerei sempre medievali, ma ormai ho imparato che Ornella Albanese riesce a regalarmi ogni volta un capolavoro.
La storia è semplice, senza troppi colpi di scena per sbalordire il lettore, ma tante piccole sorprese sono disseminate qui e là, per tenere alta l’attenzione.
La storia principale coinvolge due personaggi forti, dalla personalità ben sfaccettata e che, per alcuni aspetti, si completano perfettamente; danno proprio l’idea di una mela che unisce le due metà.
Come sempre ho trovato intrigante il piccolo mistero, la parte non svelata subito ma risolta soltanto alla fine, araldo del lieto fine ormai imminente.
Ancora, ho ritrovato tutte le caratteristiche ormai a me ben note di quest’autrice, come i personaggi caratterizzati al dettaglio, fino alla più piccola comparsa; il posto ben definito e fondamentale che ognuno di loro assume nella storia; il finale un po’ aperto, almeno per quanto riguarda i personaggi collaterali.
Lo sviluppo dei personaggi è così perfezionato da renderli molto realistici, in ognuno ritroviamo quelle piccole ambiguità umane, che in fondo ognuno ha. Nessuno è davvero solo buono o solo cattivo, come nella vita di tutti i giorni.
Infatti anche il “cattivo di turno” può commuovere per le sue debolezze e per quel suo lato dolce e allegro. Quella parte buona, che resta alla luce e non è mai solo apparenza, che dovrebbe nascondere il lato oscuro, quell’invidia distruttrice che lo divora.

 

sabato, 12 novembre 2011
Aurora d'amore di Ornella Albanese
Un 'autrice italiana, che ho imparato a conoscere e ammiro davvero tanto. E' il terzo romanzo di una serie che mi ha coinvolta tantissimo.



 


ORNELLA ALBANESE
AURORA D'AMORE



Lui le fa scoprire se stessa,
lei gli ruba il cuore
Quando la rigorosa Eugenia di Poggio Alto scopre che il suo amore per Tomaso Salvemini non è ricambiato, scopre anche di essere una donna completamente diversa dall’immagine che crede di aver dato di sé. Così si rivolge a Riccardo Astolfi, il più noto libertino di Firenze, perché le insegni a conquistare gli uomini. Eugenia si rivela ben presto un’allieva motivata e intraprendente, al punto da far innamorare di sé il maestro. Ma Riccardo è costretto a fidanzarsi con un’altra donna e per loro sembra non esserci futuro…
Note:
AURORA D’AMORE è il terzo romanzo della “trilogia dell’amore inatteso” di Ornella Albanese, una delle più apprezzate autrici italiane di romance. I due precedenti romanzi della trilogia, L’AVVENTURIERO CHE AMAVA LE STELLE e IL PROFUMO DEI SOGNI, sono già stati pubblicati nella collana I Romanzi Classic – nr. 840 e 923 rispettivamente.
Le lettrici potranno trovare al link indicato qui di seguito la videointervista in cui Ornella Albanese presenta AURORA D’AMORE, e scaricarne gratuitamente il prologo:
http://blog.librimondadori.it/blogs/iromanzi/2011/10/24/il-nuovo-romanzo-di-ornella-albanese-aurora-damore/
Tra le altre opere dell’autrice già pubblicate in precedenza da Mondadori nella collana I Romanzi, ricordiamo IL FILO DI ARIANNA, INGANNI D’AMORE, CUORE DI LUPO e L’OMBRA DEL PASSATO.
Ambientazione:
Italia, 1870 circa


Una ragazza giovane, che da anni fa da madre ai fratelli e gestisce la dimora di famiglia. Responsabile, attenta, comprensiva ma anche un po' repressa, sempre controllata. Da ragazza, prima di perderla, ammirava molto l'eleganza e la compostezza della madre, convinta che che ella vivesse un sogno di felicità. Per questo è sempre stata decisa nel volerne ripercorrere i passi.
Due delusioni, dall'innamorato e dal papà, però, la portano a mettere in discussione se stessa e a seguire l'istinto. E la passione. Tanto da provocare il più famigerato libertino di Firenze.
Non vi racconto come l'autrice ci porta al lieto fine, nè le varie storie collaterali, perchè è un libro da leggere, che mi ha conquistata. Nel mio cuore resto sempre più legata al primo della serie, L'avventuriero che amava le stelle, anche perchè è stato il libro che mi ha permesso di conoscere Ornella.
Ma ho sognato anche leggendo questo romanzo.
Mi ha fatto emozionare leggere le insicurezze di una donna forte e "terribile" come Camelia a contrasto con la fiducia in se stessa e la sensualità che crescevano in Eugenia.
Conoscere un uomo che sa ammettere le proprie mancanze e davvero si impegna per cambiare, anche se non è più giovanissimo, sarebbe bello anche nella vita.
Come sempre tutti i personaggi sono importanti, anche la sarta e il pasticcere. e le descrizioni portano il lettore dentro i paesaggi, le case e la storia. Senza mai essere pesante la lettura scorre spedita attraverso le vicissitudini dell'intera famiglia di Poggio Alto. Piangendo e ridendo con loro, commossi dalle difficoltà che affrontano e felici per i loro amori realizzati.
Brava Ornella. Ti aspettiamo presto con un nuovo capolavoro.


Piccola citazione:
"Se quello era amorem non aveva mai provato nulla di simile per nessuno, prima di allora, e tanto meno per Tomaso. L'eccitazione, la febbre, l'aspettativa, quell'ansia sconosciuta che cresceva dentro di lei e che non riusciva a controllare."

sabato, 15 ottobre 2011
Segreti di Irene Pecikar
Segreti è ambientato principalmente tra Trieste e Monfalcone. Ma le vicende narrate potrebbero trovare una qualsiasi altra collocazione in quanto si narra soprattutto di amore, amicizia e dubbi, necessità, passioni di quattro donne con un passato diverso, ma ugualmente piuttosto forte. Ed è questo loro vissuto che le ha forgiate portandole su una strada nuova, non sempre facile, ma indispensabile per andare avanti.

La vita insegna a non fermarsi all’apparenza.
E tu sai andare oltre?

Quattro ritratti femminili, quattro storie d’amore che si incontrano fondendosi l’una con l’altra. Quattro vite diverse, ma inscindibili. Eva, Leyla, Alessia e Sara raccontano il loro particolare trascorso. Svelano il presente attraverso la loro amicizia con la sincerità tipica di ogni donna. Il coraggio di affrontare i problemi le accomuna senza soffocarle, ognuna decide la strada da seguire secondo il proprio cuore. Gli uomini sembrano giocare un ruolo secondario, anche se restano, spesso, il motore di molte scelte femminili. È impossibile non ritrovarsi fra queste righe, sospirare e sviluppare la propria simpatia per una delle protagoniste perché più consona al nostro stile di vita. Affrontare dolori e condividere gioie che la quotidianità ci regala è lo scopo principale dell’amicizia e, qui, la scrittrice rende pienamente l’idea di cosa sia questo sentimento. Un romanzo delicato ma, al tempo stesso, incisivo. All’ultima frase salutiamo queste donne con un certo rimpianto. Chissà se le loro figlie e figli non ne siano i degni eredi? Di sicuro, sono già uniti da una grande amicizia, un legame tramandato dalle madri. Perché questo sentimento ha molto da offrire a chi lo rispetta. Buona lettura…

Samanta Catastini - scrittrice


«L’amicizia è qualcosa che nasce quando meno te lo aspetti, un po’ come l’amore. Non ci sono regole o congetture, ma solo sentimenti spontanei che man mano prendono forma».

«Con un accattivante modo di raccontare gli spaccati privati di personaggi mai banali, Irene Pecikar ci introduce in un corollario femminile capace di catturare subito l'attenzione».

Mariangela Camocardi – scrittrice


 FONTE (qui protrete trovare anche il booktrailer)

Irene Pecikar è una cara amica ed una scrittrice molto promettente, e anche versatile, ha infatti pubblicato racconti per alcune raccolte Delos oltre che romance.
Un po’ di tempo fa ho avuto il piacere di leggere e recensire il suo primo romanzo e da lì è cominciata una piacevole frequentazione letteraria, potremmo dire, sbocciata in una bella amicizia virtuale.

Con questo background ero molto curiosa di leggere questo suo nuovo lavoro. Non sono stata delusa.

Mi sono ritrovata a percorrere un viaggio nella psicologia femminile, una passeggiata tra le diverse emozioni di quattro donne, che la vita porta a diventare amiche e a volte nemiche. Anche senza saperlo.

Ma non voglio svelarvi troppo delle vicende raccontate. Parliamo invece dello stile dell’autrice e dei pregi e i difetti del libro.

Il primo difetto che mi salta alla mente è la lunghezza del romanzo. Avrei davvero gradito tante pagine in più, mi ha un po’ consolato leggere il prologo finale, anticipazione di un seguito che spero Irene termini e pubblichi presto.

L’autrice è stata molto brava a rendere le differenze e le peculiarità di queste donne. Ma alcuni passaggi sono un po’ difficili e qualche brano risulta meno riuscito.
Leggendo mi sono accorta che lo stile di Irene era diverso in base al carattere della voce narrante e alla scena raccontata. Una scelta molto intrigante, se non avesse creato dei divari di stile, non tanto marcati, ma avrei preferito non ci fossero affatto.
Infatti ho trovato un piccolo capolavoro il capitolo del “risveglio” alla vita di Leyla. Commovente e realistico. A dimostrazione che nei passi a lei più congeniali Irene è davvero migliorata molto. Deve solo imparare a mettere la stessa eleganza di stile e accuratezza anche nelle parti che ama di meno.

Nel complesso lo considero un ottimo risultato. Dimostra una crescita dai lavori precedenti, che promette molto bene per il futuro.

 L’epilogo poi è stato una tenera sorpresa, come il prologo di cui accennavo sopra, aveva una voce giovane e adesso sono curiosissima di leggere come saprà cimentarsi Irene nel raccontare vicissitudini e sentimenti, dubbi e incertezze di adolescenti alle prese con primi amori e tenere amicizie.
 

lunedì, 20 giugno 2011
The sky is everywhere di Jandy Nelson




Commovente celebrazione dell’amore e ritratto di una perdita, la lotta di Lennie per trovare la propria melodia all’interno del frastuono che la circonda suona con una nitidezza e un’onestà indimenticabili.

Il rischio dei libri in prima persona è che se non si crea alchimia con la voce narrante del protagonista, la lettura diventi tediosa se non proprio difficile da portare avanti.
Il primo pregio di questo libro è la coerenza con la realtà: l'adolescente che si racconta è perfettamente collocabile in qualsiasi luogo dell'era contemporanea. Insomma sarebbe facile immedesimarsi in lei.


La diciassettene Lennie Walker è praticamente perfetta: ama i libri, suona il clarinetto nella banda della scuola, e trascorre gran parte del suo tempo felicemente riparata dall’ombra della volitiva sorella maggiore, Bailey. Ma quando Bailey muore, d’improvviso, Lennie si ritrova catapultata al centro del palcoscenico della sua vita. E a dispetto della sua inesistente esperienza con l’altro sesso, si troverà a barcamenarsi tra le attenzioni di ben due ragazzi… Toby è l’ex fidanzato di Bailey: il suo dolore fa da eco a quello di Lennie. Joe, invece, si è da poco trasferito in città, dopo un’infanzia trascorsa a Parigi, e il suo magico sorriso sembra essere eguagliato solo dal suo straordinario talento musicale. Per Lennie, Toby e Joe sono come il sole e la luna: se uno è capace di spazzar via il dolore, l’altro le offre conforto dentro di esso. Eppure, proprio come le loro controparti celesti, i due ragazzi non possono trovarsi l’uno nell’orbita dell’altro senza che il mondo esploda.

Il secondo pregio sono i versi sparsi nei vari intermezzi tra le pagine, simboli di pezzetti di fogli, bicchieri e carte di caramella sparsi per il mondo.
La semplicità delle poesie colpisce al cuore e conquista.
Chi non ha mai provato quelle emozioni? Sembrano le parole che abbiamo pensato un giorno e magari anche noi abbiamo lasciato su un tovagliolino in pizzeria.

La storia è molto semplice, forse banale e anche il tema  del triangolo amoroso ipersfruttato quando si parla di amori tra giovanissimi.
Anche se i sentimenti di perdita e paura di mettersi in gioco sono genuinamente riportati.
Non voglio fare troppi spoiler, quindi non scendo nei particolari, ma debbo dire che ho molto amato tutti e tre i ragazzi, non solo la protagonista, ma persino il disturbatore di coppia. Come non comprendere la confusione di aver perso la ragazza amata, che stava per sposare, che stava per ... beh ho promesso di non esagerare. Comunque è facile capire le sue difficoltà e il perchè cerchi conforto nella sorellina di lei, tanto amata, ultimo legame con chi non c'è...

Una lettura che consiglio.


Jandy Nelson si è laureata alla Cornell, ha un master in poesia e uno in scrittura per bambini e giovani adulti. Agente letteraria per molti anni, dopo un esordio come poetessa ora si è dedicata completamente alla fiction. The Sky is everywhere è il suo primo romanzo. Vive e lavora a San Francisco.

«Un romanzo in cui gettarsi a capofitto, da divorare tutto d’un fiato».
Los Angeles Times

domenica, 08 maggio 2011
Crank di Ellen Hopkins


Ellen Hopkins
Crank
Traduzione di Velia Februari


Attraverso le ipnotiche alchimie del verso libero, Ellen Hopkins narra, basandosi sulla sua esperienza autobiografica di madre di una ragazza tossicodipendente, la storia di una dipendenza e una ribellione adolescenziali e delle fragili strategie di una rinascita. Crank, primo romanzo in versi, cui seguono Burned e Fall out, è entrato nella bestseller list del New York Times, conquistando centinaia di migliaia di giovani lettori e ottenendo più di quindici ristampe. In America, i romanzi della serie di Crank hanno venduto oltre un milione di copie.
Ripetutamente banditi dalle scuole e dalle biblioteche americane, i libri della Hopkins sono diventati negli Stati Uniti un simbolo della libertà di pensiero e della lotta a ogni forma di censura.

Kristina Georgia Snow è la figlia perfetta: una studentessa modello, seria e tranquilla. Quando si trasferisce a casa del padre la sua vita cambia: la ragazza giudiziosa scompare e una nuova personalità sembra emergere, quella di Bree. L’incontro con il mostro, Crank, avverrà per opera di Adam, il ragazzo dei suoi sogni, tutto muscoli scolpiti e sorrisi smaglianti, di cui lei si innamorerà, senza realizzare che quell’amore ne farà a pezzi la vitalità, la giovinezza, l’entusiasmo. Quella che inizialmente sembrava una montagna russa di emozioni e di svaghi ben presto si trasformerà nell’inferno della dipendenza e di una totale perdita di controllo. Bree tenterà di trovare una via di scampo, tra mille difficoltà, e la sua sarà una battaglia per recuperare la sua anima e la sua mente: in altri termini, la sua vita.


La mia opinione
Non sono versi, non propriamente, non di quelli classici. La forma spesso è molto particolare e non sai neppure come leggerli. Ciò che è certo è quanto ti entrano dentro, quanto ti scuotono e scombussolano.
Vivere quelle pagine è doloroso, ma non ci si può limitare a leggere. I bisogni, le paure e la confusione di Kristine sono contagiosi, si attaccano ai pensieri del lettore, attraverso quelle parole, che si susseguono, pagina dopo pagina e non riesci a staccartene, se non quando arrivi all’ultima. Ma non sei soddisfatto. Il finale senza chiusura, non è lieto, né è definitivo, ma è reale e quindi ammantato di incertezza. Può essere positivo, e vi leggi speranza, solo realista e ci trovi la vita. Con le sue delusioni e le sue illusioni, ma sempre vera, concreta e quindi spesso poco romantica e anche un po’ squallida.
Un po’ di spazio bisogna darlo a Bree… chi di noi non sente di avere una parte oscura di sé che scalpita per uscire, chi non si è mai sorpreso ad agire in modo contrario al proprio essere, ai propri principi, ai propri desideri persino. Le cause possono essere tante, ma per un’adolescente come Kristine sono innumerevoli. Quando questa parte nascosta, questo nostro rovescio della medaglia, non solo prende il sopravvento ma ci porta verso la distruzione, il baratro sembra la luce del Paradiso, la liberazione da tutto, la realizzazione piena di noi stessi. Ma è solo la sua, mentre il nostro animo si arrende in uno stillicidio di se stesso.
Il merito maggiore dell’autrice sta nel non essere un’adolescente ma aver dato l’illusione di un vero diario di una teen-ager. Complimenti.

Ellen Hopkinsè nata a Palm Springs, in California. Scrive poesie dall’età di nove anni. Ha iniziato la sua carriera come scrittrice di non-fiction per ragazzi, pubblicando all’incirca venti libri. Nel 2004 esordisce con Crank, il suo primo romanzo in versi, cui seguiranno Burned, Impulse, Identical, Glass, Tricks e Fall out, tutti editi negli Stati Uniti da Simon & Schuster. «Le poesie della Hopkins sono capolavori della parola e della forma. Il ritmo avvincente trasporterà i lettori nel mondo a spirale di Kristina. Un page turner e un potente ritratto della perdita di direzione tipica dell’adolescenza».
School Library Journal «I versi di Ellen Hopkins sono sinuosi e avvolgenti e dimostrano una totale maestria della tecnica».
Publishers Weekly

 

giovedì, 28 aprile 2011
Highlander amori nel tempo di Karen Marie Moning



KAREN MARIE MONING
Higlander. Amori nel tempo
COLLANA
NARRATIVA
ANNO
2011
PAGINE
384
PREZZO
€ 10,00
ISBN
978-88-6508-069-6
TRADUTTORE
Marilisa Pollastro


Trama

PPer lei supererà le barriere dello spazio e del tempo, perché nulla potrà impedirgli di conquistarla, di stringerla a sé in un abbraccio eterno.
Hawk è un predatore leggendario, invincibile sul campo di battaglia quanto nelle camere delle dame di tutto il Regno. Nessuna donna è in grado di ignorarne il fascino, ma mai nessuna è riuscita a scalfire il suo cuore...  Finché un mago assetato di vendetta non trasporta Adrienne de Simone dalla Seattle del Ventesimo secolo alla Scozia medievale. Prigioniera di un secolo troppo distante da lei, con la sua intraprendenza e i suoi modi  diretti, Adrienne diverrà la sfida più ardua che Hawk abbia mai affrontato. E quando i due vengono costretti  a sposarsi, Adrienne si ripromette di tenerlo a debita distanza... Ma lui le ha sussurrato che presto non potrà fare a meno di pronunciare il suo nome nel buio della notte, e questa volta lei dovrà ricredersi, perché anche nel più duro dei predatori può celarsi la promessa di una felicità sconfinata. Per assaporarla insieme dovranno vincere le ultime resistenze che stringono i loro cuori.

Recensione.
La vita è stata difficile per lei, crescere in orfanotrofio, senza genitori, sognare l’affetto e poi capire  di essere stata presa in giro dopo aver sognato di poter essere felice. Solo sofferenza per Adrienne, E paura.
Essere invincibile in campo di battaglia e tra le lenzuola è una leggenda che a Sidheach James Lyon Douglas, terzo conte di Dalkeith, lord Hawk, sta un po’ stretta. Non ricorda più il numero né il nome delle donne che ha soddisfatto.
L’Elfo nero, il giullare della regina delle fate, complotta con il suo re. Sono ferito nell’orgoglio dall’ammirazione della loro sovrana per Hawk e decidono di farlo soffrire, ripagandolo con la stessa moneta. Una donna lo farà tremare e innamorare solo per rifiutarlo.
E così una donna che odia gli uomini troppo belli si ritrova ad essere contesa dai due più dotati di questa caratteristica, al di là di tempo e spazio.
Da queste premesse nasce la storia narrata dalla Moning, fatta d’amore, magia e tanta sensualità.
Pur restando molto poetica nel linguaggio, almeno la traduzione della Leggereditore è molto evocativa e mai esplicita, l’autrice riesce a far sentire il fuoco che provano i suoi personaggi anche al lettore.
Uno stile pulito e molto accattivante ci porta per le cupe atmosfere di Seattle e New Orleans e poi per i bellissimi panorami della Scozia, di cinque secoli fa, tra spume marine che sferzano le rive e lussureggianti prati, boschi odorosi e giardini colorati. L’aria pulita che venera Adrienne rinfresca anche me, mi sono sentita quasi immersa, con tutti e cinque i sensi attivati, in quei luoghi meravigliosi.
Leggere troppo spesso la parola Moonie mi ha un po' infastidito: comprendo bene che era impossibile tradurre il nomignolo del gatto, ma avrei preferito leggere Luna quando il soggetto/oggetto di riferimento era il nostro romantico satellite.
Il romanzo comunque mi è piaciuto molto, mi sono goduta a pieno la lettura. Lo consiglio a tutte le appassionate di Time-travel, magia e grandi passioni!
Grazie ancora alla Leggereditore!

 
Citazione (dal Prologo)

La regina socchiuse gli occhi, riflettendo. Considerò appena l'idea di rinunciare a quella vena di vendetta. Uno sguardo astuto ai suoi uomini spazzò via quel pensiero, mentre richiamava alla mente quello di cui li aveva sentiti discutere nei dettagli più penosi, la sera prima.
Era impossibile dimenticare le cose che avevano detto.
Non si poteva paragonare la regina ad un'altra donna e giudicarla inferiore.

 
KAREN MARIE MONING
Karen Marie Moning è nata in Ohio. Dopo aver esercitato per anni la professione di medico legale, ha deciso di intraprendere la carriera dei suoi sogni: quella di scrittrice. Dopo quattro tentativi non andati a buon fine, il romanzo Highlander. Amori nel tempo è stato pubblicato da Bantam, ed è stato nominato a due RITA Award. La sua fortunata serie sugli Highlander ha scalato le classifiche più prestigiose: New York Times, Usa Today, Publishers Weekly. I suoi romanzi hanno ricevuto diversi riconoscimenti ufficiali e sono stati pubblicati in numerosi Paesi, fra cui Germania, Francia, Inghilterra, Spagna. Romanticismo, suspense e passione, per il primo titolo di una serie che vi farà sognare, scuotendo ogni vostro atomo, dalla prima all’ultima pagina.

giovedì, 21 aprile 2011
Matched di Ally Condie.


MATCHED
Ally Condie
Traduzione di Silvia Pellegrini


Casa Editrice: Fazi
Collana:Lain
Pagine: 350 ca.
Prezzo: 18.50 Euro
Isbn: 9788876251160
Data pubblicazione: 13 Maggio 2011

Trama:

Immaginate un mondo dove non esiste scelta. Un mondo in cui ogni passaggio della vita viene scandito e orchestrato della Società. Un mondo dove l'amore è stato ridotto a una semplice unione di individui geneticamente compatibili, in grado di creare una progenie perfettamente in salute, priva di difetti. A diciassette anni una cerimonia vi assegnerà il vostro compagno ideale, a ventuno vi sposerete e al compimento degli ottanta anni, non un giorno di più, una morte felice e tranquilla vi rimuoverà da una Società alla quale non siete più utili. Questo è il mondo di Matched.
E' il quindici del mese e, come è consuetudine, la Società celebra i Banchetti di Abbinamento. Cassia Maria Reyes ha 17 anni ed è arrivato per lei il momento di partecipare finalmente al suo Banchetto. Curiosa di sapere chi le verrà assegnato, Cassia ripone grande fiducia nelle scelte della Società: sa che il suo sarà il compagno perfetto. Quando i Funzionari chiamano il suo nome si alza e si dirige verso lo schermo dell'Abbinamento. Pochi secondi di attesa prima di scoprire che il suo compagno è un caro amico, un ragazzo che conosce da tutta la vita, Xander. Ma non è il volto di Xander quella che compare sullo schermo di casa sua, una volta inserita la micro card in dotazione a ogni ragazzo appena Abbinato. Il volto appartiene a un altro ragazzo, Ky. Cassia si trova ora a un bivio, divisa tra due scelte impossibili: tra Xander e Ky, tra un'esistenza preordinata e un percorso che nessuno ha mai avuto il coraggio di seguire. Divisa tra due vite. Una pianificata e controllata e una illegale, pericolosa ma libera. Non più un quadro dove gli unici colori siano il bianco e il nero, ma un arcobaleno di tonalità, scelte da lei e non da chi ha sempre deciso al suo posto.


Anteprima di un Young-Adult di fantascienza, primo libro di una trilogia.

La mia opinione.
Una "Società" controlla la vita degli abitanti delle "Province" allo scopo di guidarli verso scelte perfette ed eliminare dolore, sofferenza, morte prematura e tutto ciò che aveva comportato dolore, fino a quel momento.
Non vorrei fare troppi spoiler, quindi non scenderò nei particolari del come questo "Grande Fratello" del futuro controlla e dirige le proprie creature. Vi basti sapere che, come da cliché, il libero arbitrio è imbrigliato in regole ed ignoranza, così sa scansare ogni eventuale tentativo di scelta. La scelta non esiste.
Quanto sarebbe facile lasciarsi vivere in un mondo simile, accettando ogni proposta, ordine o suggerimento, senza farsi mai domande e soprattutto senza mai farne a "loro".

In tutto questo, un esperimento abbastanza crudele e la coincidenza di un Nonno un po' ribelle creano scompiglio nella mente e nel cuore della diciassettenne protagonista. Cassia è curiosa e quindi va contro ogni regola, per crearsi un piccolo spazio solo suo, per cercare parole proprie come le ha chiesto lui.
Ma davvero le sue scelte sono state tali?
Non ve lo dico, per scoprirlo dovete leggere questo romanzo gradevolissimo.
La voce narrante è della protagonista, unico punto a sfavore del libro, per il mio gusto. Infatti avrei gradito molto leggere i pensieri dei due ragazzi, di qualche Funzionario, avrei voluto capire quanto i suoi genitori hanno compreso di Cassia.
Il finale aperto poi mi ha lasciata di sasso, ma non vedo l'ora di leggere il seguito.

La storia è un bel percorso di crescita, volendo estraniarsi dal plot, sarebbe comunque facile per un giovane alle soglie dell'indipendenza di adulto, immedesimarsi con Cassia e i suoi amici, le scelte da fare sono le stesse per tutti noi: il lavoro, la famiglia, l'amore. Tutti dobbiamo, o abbiamo dovuto, decidere quando saltare dal nido e volare da soli.

Lo stile è scorrevole e accattivante, perfettamente in linea con i ragionamenti ed il linguaggio di un'adolescente che si affaccia alla vita adulta. Complimenti anche alla traduzione

Citazione.
E chi sono io per provare a cambiare lo stato delle cose, chi sono io per cedere all'ingordigia e volere più di quel che ho già? E se la Società cambiasse e le cose andassero diversamente, come potrei dire a una ragazza che avrebbe amato questa comoda vita protetta: ora devi scegliere e rischiare per colpa mia?

In complesso darei un 4/5 stelline.



Testimonianze.
«Sarà il nuovo Twilight»
Publishers Weekly

Appena uscito in America (30 novembre 2010), Matched, il romanzo distopico di Ally Condie, ha scalato la bestseller list del New York Times e la Best Selling Books top 150 di USA Today, dove permane ancora, vendendo ad oggi più di 200.000 copie. I diritti di traduzione sono stati acquisiti da 20 paesi (Australia, Brasile, Catalogna, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Indonesia, Israele, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Russia, Spagna, USA, UK), e Matched ha scatenato un passaparola mediatico mai visto dai tempi di Twilight, trasformando negli USA la pubblicazione del libro nell’evento editoriale più atteso dell’autunno 2010. L’edizione tedesca di Matched è da cinque settimane nella bestseller list di Der Spiegel. La Disney ne ha acquisito i diritti cinematografici


L'autrice.
Allyson Braithwaite Condie ha insegnato inglese in un liceo dello Utah e dello stato di New York. Al momento, i suoi tre bambini la tengono occupata a giocare con le macchinine e a costruire fortezze coi Lego.

«Ally Condie esplora, uno strato dopo l’altro, questa distopia, mentre le parole di Dylan Thomas risuonano nel sottofondo. Se la Società è in guerra, chi è il nemico? Un romanzo coraggioso e indimenticabile, che già vive di vita propria».
Kirkus Reviews

«Assolutamente seducente! Matched è un libro da non perdere».
Melissa Marr, autrice bestseller della serie di Wicked Lovely

giovedì, 14 aprile 2011
Non ho potuto, scrivere qualcosa a proposito di questo libro, subito dopo averlo letto. Per giorni le immagini di ciò che Lucas aveva scritto hanno abitato i miei pensieri, ma non riuscivo a decidere se mi era piaciuto o no.
Rinfreschiamoci la memoria sulla trama.



Tim Lucas
Il Libro di Renfield
Formato: brossura
ISBN: 978-88-89541-52-4
Pagine: 316
Pubblicato: gennaio 2011

Uno dei personaggi piu' misteriosi e inquietanti del Dracula di Bram Stoker e' senza dubbio Renfield, il pazzo zoofago rinchiuso nel manicomio di Carfax: da lui ha addirittura mutuato il nome una sindrome patologica caratterizzata da un quadro psicologico disturbato che scatena nel malato l’impulso irrefrenabile all’assunzione orale di sangue.
Se la figura di Dracula e' stata vista da alcuni studiosi come l’immagine specularmente rovesciata di Gesu' Cristo, analogamente Renfield e' stato sovente indicato come il Giovanni Battista di Dracula, colui che ne prepara la venuta e ne annuncia il tenebroso messaggio…

Ma cosa si nasconde dietro la maschera del folle?
Chi e' realmente Renfield e cosa ha scatenato la sua follia?

La risposta in questo coinvolgente spin-off del romanzo di Stoker, che scava nella psiche del personaggio utilizzando lo stesso racconto da questi reso al Dr Jack Seward.
Un modo per affrontare con un taglio diverso uno dei capolavori indiscussi della letteratura horror, colmandone i vuoti narrativi e alimentandone genialmente il mito senza mai attentare all’integrità del testo originale.


Tim Lucas è uno sceneggiatore e anche molto bravo. Ogni scena, che sia il racconto dei flash back o la descrizione al presente, è pregna della sua bravura cinematografica.
Potrei dire di aver visto un film e non aver letto un libro.
L'espediente di rendere il tutto un diario e non un racconto fantastico è ben congeniato e non và mai in contraddizione con se stesso.
Temevo inoltre, non avendo letto Dracula di Bram Stoker, di avere troppe lacune per seguire le vicende con scioltezza. Mi sono dovuta ricredere. Tutto ciò che richiama l'altro romanzo è in realtà ben raccontato tra le righe.
La parte più riuscita è senza dubbio quella dei ricordi di Renfield, i suoi racconti dell'infanzia, del percorso vissuto, della conoscenza con chi l'ha portato ad essere quello che è diventato.
Nonostante io non ami i lavori scritti in prima persona, perché mi privano degli altri punti di vista, non ne ho sentito la mancanza stavolta. Attraverso i sentimenti e i fatti raccontati sono riuscita a vedere tutto.

lunedì, 11 aprile 2011
Ovunque sarai di laura Gay


OVUNQUE SARAI
Laura Gay


Elisa, dopo la sua avventura nella Roma dei Borgia, ha fatto ritorno nella sua epoca e deve affrontare l’esame di maturità. Non riesce però a dimenticare Cristiano e il pensiero di lui, rimasto al di là del varco nel tempo, la tormenta. Intanto, Cesare medita la sua vendetta. Riuscirà Elisa a ritrovare il suo amore perduto? E il Valentino su chi sfogherà la sua ira? Un`altra entusiasmante avventura fra presente e passato che non deluderà chi già si è lasciato incantare da "Prigioniera del tempo".


E’ stata una lettura molto piacevole, come sempre con gli scritti di Laura, il suo stile mi piace molto e infatti spesso mi coinvolge così tanto da sorvolare su piccole imperfezioni ortografiche o linguistiche e anche su qualche anacronismo nelle vicende.
Il pregio maggiore di un  time travel è il poter mischiare atmosfere storiche a immagini contemporanee, personaggi antichi ad altri moderni. Laura è davvero molto brava nel rendere le parti storiche, leggendole traspare tutto il suo amore per la storia. Le vicende sono vive e coerenti, tanto che sembra anche a noi lettori di viaggiare nel tempo insieme alla protagonista.
La bravura dell’autrice, oltre alla questione di stile, è di rendere i personaggi vividi, leggere le avventure di Elisa, Cristiano e Cesare è stato come seguire le vicende di amici e vicini. Protagonisti e non hanno tutti un  carattere ben definito, anche in poche battute, e completo. Nessuno è “perfetto” nel suo essere buono o cattivo, neppure il duca Valentino. Anche lui ha la sua debolezza, che ci fa quasi pensare che potrebbe diventare meno spietato.
Peccato per i troppi equivoci dovuti al tenersi i propri dubbi e non parlarsi apertamente, soprattutto tra i protagonisti. Io non amo i complessi mentali, le elucubrazioni dei personaggi che speculano sui pensieri degli altri, ma non rivelano pienamente neanche i propri. Ovviamente questa è una questione di gusto personale, però avrei preferito un confronto diverso tra Cristiano ed Elisa, meno basato su incomprensioni egoistiche. Forse questa mia reazione è dovuta anche al fatto che questo romanzo è un seguito, i due giovani si sono già innamorati nel libro precedente e quindi i tira e molla da adolescenti alla prima cotta, le insicurezze della prima infatuazione, li pensavo già superati qui. Forse sarebbe stato diverso se fosse stato tutto in un solo libro.
E poi mi sarebbe piaciuto vedere Cesare Borgia attraversare il varco temporale e finire sotto un tir!

Comunque consiglio volentieri il romanzo, soprattutto a chi ama il time travel, a chi cerca una storia d’amore tenera, a chi piace immergersi nell’epoca dei Borgia molto ben descritta.
Ancora complimenti a Laura e molte grazie per la bella lettura.


Dato che Laura è una persona disponibile e gentile ho deciso di chiederle com'è nata in lei di questo secondo Time Travel e perché non ha scritto un romanzo unico. Ecco la sua risposta:
L'idea del seguito mi è venuta in mente quando ho scritto la conclusione di "Prigioniera del tempo".
Non mi piaceva l'idea di lasciare i due protagonisti separati dal varco nel tempo. Solitamente prediligo il lieto fine e sentivo di non aver concluso a dovere la storia. Così ho cominciato a pensare su come avrei potuto continuarla. Allo stesso tempo, però, non mi andava di condensare tutto in un unico romanzo. Per prima cosa sarebbe venuto troppo lungo e anche il costo del libro sarebbe aumentato (e già per un esordiente è difficile vendere a un prezzo contenuto, figuriamoci se il prezzo sale!!!)
In secondo luogo non riuscivo a vedere la storia in un tutt'uno. Per me erano due romanzi separati, ciascuno di loro con cose diverse da raccontare.


sabato, 19 febbraio 2011
Il talismano della Dea di Mariangela Camocardi
E' sempre un piacere per me ospitare le amiche, ecco per voi una recensione di Giusy.

Ed eccomi qui ospite di Libera con le mie impressioni sul romanzo Il Talismano della Dea di Mariangela Camocardi.

Premetto che di solito non leggo romanzi ambientati in Italia e tanto meno scritti dalle Rose Nostre.
Lo so, sono abominevole, però per fortuna donne come Mariangela e anche altre autrici, tollerano questo mio deprecabile difetto, e con solerzia cercano di redimermi e convincermi a non essere monotematica (come mi accusano sempre Libera e Tigna Lilli).

Dopo tutto non esistono solo i paranormali, anche se questo romanzo ne aveva molti aspetti, forse per questo sono riuscita a leggerlo tutto.

E veniamo alla prima parte: Joaquin e Cora.

Ho seguito la loro storia, gli abusi di questa donna bambina, che nessuno ha protetto e difeso tranne la sua nutrice e confidente, Abdia. Il loro amore divenire ogni giorno più forte mentre lei portava avanti la gravidanza di un figlio concepito nello stupro, ma che lei ha amato da subito. Non so se avrei avuto la sua forza d'animo, forse dipendeva dai tempi, ma una pugnale in quel cuore nero di Andriolo, oppure delle gocce di veleno, sarebbero stati un ottima soluzione ai problemi di coppia (ora c'è il divorzio per fortuna).
Comunque seguo trepida i preparativi della fuga nel nuovo mondo e poi cosa succede?
Dal momento in cui invia il biglietto a Joaquin con cui lo avvisa che è pronta, si passa a Joaquin che legge un biglietto in cui lei lo avvisa che ha cambiato idea. Un biglietto che il suo amico Miguel afferma aver ricevuto da Imre (Brutus), e tu, brutto imbecille, ci credi. La condanni e la lasci al suo destino, sapendo che razza di bastardo schifoso è Andriolo??? Insomma, Mariangela, se stai leggendo questa recensione, sappi che il tuo libro stava per fare un volo d'angelo dall'altra parte della stanza, e ti ho odiata moltissimo, da quel momento Joaquin mi è diventato di un antipatico che lo avrei bollito nell'olio se lo avessi avuto a mano.

Comunque, ero curiosa di sapere cosa sarebbe accaduto dopo, in fine dei conti, la storia vera era quella tra Drake e Berenice.
E devo dire che Drake è un bel tipo, arrogante al punto giusto senza essere prevaricatore, sono volate scintille sin dall'inizio, e mentre si dipanava il mistero della scomparsa di Cora e dell'anello, anche la loro conoscenza reciproca si è approfondita.
Ho notato che molti particolari intriganti sono stati lasciati come sospesi, senza dare una spiegazione precisa, ma che il lettore li ha percepiti.
Likadhema che di sicuro è la reincarnazione della povera Adonella, che in qualche modo, ha cercato di aiutare e proteggere come ha potuto, le anime delle uniche persone che l'abbiano trattata e guardata con umanità.
Però mi sovviene, Amy la Pazza era la reincarnazione di Andriolo? E Imre, che fine ha fatto?? Perché quel turco schifoso meritava una fine terribile.
Quando ho cominciato a capire che c'era di mezzo la reincarnazione, ho capito anche perché Berenice detesta gli uomini (a parte il fidanzato bastardo), a mio avviso i ricordi ancestrali della tragedia di Cora, la cui anima è dentro Berenice, l'hanno portata a questo rancore, condivisibile.
Lo stesso si può dire di Drake, che considera le donne bugiarde e traditrici, e che nella sua vita ha avuto solo effimere avventure (a parte Amy La Pazza), ma che in realtà era la delusione di Joaquin che viveva in lui, per il tradimento di Cora (ma che stupido uomo, non finirò mai a dirlo).
Per fortuna che ho avuto il mio lieto fine, anche se Drake mi è piaciuto di più di Joaquin, perché quest'ultimo è stato proprio superficiale nei comportamenti, mi sembra he l'ho già detto, vero? Ufffff non posso farci nulla ci sono rimasta male...
Inoltre, bisogna aggiungere che le Donne Lovati sono fantastiche, tre generazioni che vivono nella stessa casa, senza uomini, e con il monito di guardarsi alle spalle e tenere chiuso il cuore. Quanta tristezza in quella frase, come se l'amore può essere tenuto fuori quando decide di entrare nell'anima di qualcuno, lo fa’ senza bussare, spalanca la porta e con passo da padrone prende possesso della persona.
Per non parlare dell'inizio con il botto, questa descrizione delle segrete dove era rinchiusa Adonella, era talmente reale che sembrava di camminare con Joaquin tra quei cunicoli oscuri e puzzolenti, considerando che stavo mangiando mentre leggevo la scena della blatta che gironzolava nella cella, potete immaginare la mia reazione, un po' disgustata (ma l'intento era quello credo).
Complimenti a Mariangela, per questo suo romanzo ricco di suspense e di intrighi, ma anche di malevoli presenze (la questione di Joaquin mi ci vorrà per digerirla e la rinfaccerò per un po').
Che dire, è di diritto la Queen del Romance Italiano, e per essere princesse (pertanto erede) bisogna come minimo pubblicare la metà di quanto ha fatto lei (scritti di proprio pugno), e raggiungerla con il tempo, la vedo dura. Però con un esempio come il suo, qualcuna raccoglierà il testimone? Ai posteri l'ardua sentenza come scrive Gaspare nel suo diario.

Adesso attendo il prossimo.


Giusy

Piccolo Post Scriptum da parte mia, l'ho appena scoperto navigando in rete:
Sul sito della Leggereditore leggo testualmente: "Come sapete, stiamo sempre più arricchendo il nostro catologo e ampliando il nostro progetto editoriale per offrirvi comunque il meglio e quindi siamo felicissimi di annunciare che una grande autrice italiana si è unita  a noi. Di chi sto parlando? Ma di Mariangela Camocardi, una firma tra le più prestigiose del romance italiano che a luglio uscirà per la Leggereditore con una ristampa di un suo classico, SOGNI DI VETRO. Chi meglio di lei poteva rappresentare le scrittrici nostrane del genere?"


FONTE

COMPLIMENTI MARIANGELA

mercoledì, 09 febbraio 2011
Recensione di Per sempre di K. E. Woodiwiss
Ecco un'altra carissima amica che ha accettato di partecipare attivamente alla vita del blog. La sua recensione non sembra positiva, eppure posso assicurarvi che Lucia è una grande fan della KEW. E voi che ne pensate di questo romanzo? L'ultimo della Woodiwiss, pubblicato postumo e, si vocifera, non scritto interamente da lei.

LETTERA A CUORE APERTO DI UNA FAN DELUSA

Cara signora Wodiwiss,
posso darle del tu e chiamarla con il mio acronimo preferito: KEW?
Dunque, cara KEW, vorrei tanto poter risolvere questo mistero: il tuo ultimo lavoro “PER SEMPRE” è (come si mormora sul web) un lavoro postumo e scritto da altre persone?
Dimmi di sì perché non posso credere che sia stata tu a scriverlo. Lo trovo un libro molto superficiale e (orrore tra gli orrori) noioso.
Intanto utilizza l'escamotage dell'equivoco e neanche in maniera intelligente. A pag. 30 i protagonisti si sono appena incrociati e già lei pensa che siccome lui non la guarda come fa con le altre donne, con malizia, vuol dire che è indifferente. Ma naturalmente non è così; lui è interessato eccome!
Il nostro eroe, Raven, è uno scozzese alto e dai capelli corvini che si trova alla corte di re Enrico in qualità di diplomatico, la protagonista, Abrielle, è la figliastra di un nobile che si trova a corte con tutta la famiglia per ricevere una presunta ricompensa (ma già si intuisce che non l'avrà) e per questo è corteggiata da vari cacciatori di dote. Ma siccome lui si comporta in maniera riservata e non le rivolge la parola, come invece fanno gli altri, lei prova disappunto pensando di non essere abbastanza interessante. E sì che viene descritta come intelligente.
E non manca, ahimé, il cattivo di turno, brutto e laido, oltre che vigliacco, il quale, ormai da parecchi anni, infoiato dal desiderio della bella, la assale di notte nei corridoi del castello e chi mai la salverà? Su, su chi vuole indovinare? Brave! L'eroe scozzese.
Ma tale salvataggio non servirà a nulla, comunque Abrielle accetterà di sposare il cattivo per i soldi, il quale, per vendicarsi inviterà al matrimonio Raven e il padre e, mal gliene incoglie (tiè).
Comunque, mi domando, mia KEW (e qui i miei dubbi diventano certezze: non l'hai scritto tu), perché non hai fatto rapire Abrielle da Raven prima del matrimonio come pensava fosse meglio fare? Non sarebbe stato più romantico, più passionale, più interessante, più coinvolgente ecc.?
E invece no, continuiamo pure ad annoiarci...
Il laido e la bella si sposano, ma la prima notte di nozze... lei capisce di non potercela fare e si ribella ai modi alquanto rozzi del suino e scappa per i corridoi del castello. Dove chi incontrano, mentre stanno giocando a chiapparella? Ma sì il nostro scozzesone. E chi se no? Il quale la difende, naturalmente, e, senza neanche tanta fatica, si sbarazza del novello sposino. Beh, non che lo assassini, no, si sposta dalla sua traiettoria e il poveretto cade dalle scale e, opportunamente, muore.
KEW, mia cara, mi sono spuntate nella mia malevola mente, due domandine:
Ma nel Medio Evo non esisteva l'usanza da parte degli invitati maschi di  accompagnare lo sposo al talamo nuziale e di vedere la sposa nuda per poter confermare che ella non avesse difetti?
E la sposa non doveva attendere in camera con le dame?
Senza questi, chiamiamoli impedimenti,  la scena della morte mi sembra troppo semplice.
Comunque, mia cara KEW, fino alla fine del libro io non sono riuscita a capire il motivo delle riserve che Abrielle ha su Raven.
Ma che ci sarà di così spaventoso nel matrimonio con lui? Viene descritto come degno di fiducia, ambasciatore del Re di Scozia, coraggioso, leale, l'ha sempre aiutata. Ma cosa desidera di più?
Oltretutto l'ha salvata dall'aggressione del defunto marito e per ben due volte, io sarei stata molto ma molto grata e non sospettosa.
Vabbè ma io non faccio testo, bastano un paio di spalle larghe e i miei sospetti si sciolgono come neve al sole.
Non capisco perché lei continui a pensare che è interessato solo ai suoi soldi e cerchi un altro marito. Ma perché gli altri non fanno lo stesso? E poi quel pover'uomo, alla festa, doveva corteggiarla per forza?
Finalmente, a due terzi del libro (che mi ha fatto sbadigliare e penare per leggere) ecco la prima scena di passione. Ma solo un piccolo assaggio mi raccomando. Un bacio. E, finora, è l'unica scena che riconosco come scritta da te KEW, ma per poco, dopo quella già non mi sembri più tu.
C'è il rapimento della nostra eroina, e ho notato altre assurdità, innanzi tutto Abrielle e la cameriera Nedda riescono a slegarsi, lasciare degli indizi, e poi legarsi di nuovo. Ma, ehm..., come si fa a legarsi i polsi l'un l'altra? La prima ok ma la seconda?
E la scena della prigionia, il colloquio fra il rapitore e Abrielle! Come parla appropriatamente per essere un rozzo individuo. Inoltre Nedda si rivela essere un Terminator. Alla fine di tutto arriva l'eroe, che neanche salva l'eroina, ma riesce comunque a comprometterla (senza fare nulla mi raccomando) e si arriva al sospirato matrimonio. Lei, naturalmente, continua, malgrado l'attrazione che sente a non volerlo sposare, e noi continuiamo a non capire perché.
E finalmente a pag. 285 (su 357, solo 72 pag. alla fine) abbiamo la fatidica prima volta. Dalla frase di lei “e non mi porterai in quel letto” alla capitolazione un secondo.
KEW, ormai ero prevenuta e la scena della notte di nozze proprio non mi è piaciuta. Non vi ho trovato né passione né sensualità, non mi ha suscitato emozione come invece in molti altri tuoi libri.
Il tutto viene spiegato in poche righe. E pure male.
Kathleen Elizabeth, ti domando ancora, ma lo hai scritto veramente tu? Dimmi di no. Ho adorato le tue scene d'amore, i tuoi libri sono miei DIK: Shanna, Il Fiore e la Fiamma, Il Lupo e la Colomba, Rosa d'Inverno, Come Cenere nel Vento, sono storie che ho letto e riletto più volte e mi hanno sempre intrigato, mi hanno coinvolto al punto di non poter smettere di leggere se non dopo aver terminato il libro.
Questo tuo ultimo invece ho fatto fatica a leggerlo, mi sono arenata, mi è scappata la pazienza, non ho trovato logica nella storia. 357 pagine di niente. Non c'è trama, non conosco lui, non conosco lei a parte che non si fida di Raven e non si capisce il motivo. Unica motivazione più volte ripetuta: perché non le ha fatto la corte!?!
Del protagonista sappiamo poco e niente perché l'autrice non ci ha spiegato nulla. I pensieri di lui quasi inesistenti. Come fosse stato scritto in prima persona.
Scene d'amore: due misere e scarne, spiegate in poche righe. Dialoghi pochissimi.
Metterò questo libro insieme agli altri KEW, ma solamente perché c'è il tuo nome sopra e perché sei la mia scrittrice preferita, la prima, colei che mi ha avvicinata al romance, ma certamente non lo leggerò mai più.
Con immutato affetto, anche se un po' appannato dalla delusione,
la tua fan LULLIBI

sabato, 29 gennaio 2011
Menage proibito di Lora Leigh
L'audacia della Leggereditore mi ha fatto un bellissimo dono, questo romanzo è davvero molto coinvolgente. Certo per leggerlo ho dovuto dimenticare tutti i miei pregiudizi e preconcetti. Lasciarmi guidare solo dalle parole che scorrevano veloci, lasciarmi trasportare dai personaggi stessi.
Insieme alla mia amica Lidia abbiamo letto e commentato questo romanzo molto speciale. Ma cominciamo dalla trama.
Ci sono donne che non arretrano di fronte ai propri limiti e osano andare incontro alle fantasie più nascoste. Per amore si è disposti a tutto, ma fin dove riuscirà a spingersi Keiley? Il suo è un matrimonio perfetto, basato sulla complicità, il rispetto, la passione. Ma c’è qualcosa che suo marito non ha mai osato dirle... Due uomini e una donna: il regno incontrastato del piacere femminile. Una fantasia allettante ma pericolosa, proibita come le parole che non osiamo confessare. Soprattutto quando si è felicemente sposati e si ha tutto ciò per cui abbiamo sempre lottato. E se fosse nostro marito a chiederci di spingerci oltre? Di attraversare porte che si aprono su un orizzonte sempre più vasto? Keiley inizia un viaggio che la porterà ad assaporare la vertigine del sesso che fa perdere i sensi e scuote l’anima. Ad accoglierla ci saranno i sentieri più sensuali del desiderio, ma anche le contraddizioni dell’amore, della possessione, e lo spettro ostile della gelosia.
Un romanzo per lettrici esigenti, sensuale, ardito e profondo. Un viaggio che vi trascinerà  nei meandri della sensualità più totalizzante, del piacere che accende i sensi e lo spirito. Una lettura che vi farà emozionare fino all’ultima pagina.

Commento scritto insieme a Lidia.
L’abbiamo atteso tanto, con l’aspettativa di vivere profonde emozioni. L’abbiamo avuto finalmente e tutte le promesse sono state mantenute.
Un romanzo da gustare a mente libera, prima di aprirlo infatti abbiamo dovuto liberarla da ogni preconcetto.
L'autrice ha saputo rendere un rapporto, che nel pensare collettivo spesso è sinonimo di perversione, qualcosa di speciale.
Scene dense di sensualità, scene cariche di erotismo, scene che ti fanno immaginare un rapporto senza confini. 
Certo la prima cosa che salta all’occhio è la sensualità di personaggi e situazioni. Ma ad un occhio più attento, le sfumature del carattere dei protagonisti vengono fuori. Insomma oltre al sesso spettacolare c’è molto di interessante.
Come ad esempio la fatica di Keiley per farsi accettare dalla comunità chiusa della piccola cittadina, l'astio nei suoi confronti da parte di Delia, una vecchia conoscente del marito.
Lo strano rapporto tra Mac e Victoria, suocera di Delia e signora importante della città, che ha un ruolo anche nella vita di Mac. Anche se questo resta uno dei punti poco approfonditi, dato che questo ruolo non è affatto esplorato.
Mac e Kei sono marito e moglie da tre anni quando l'oscurità che lui ha tenuto a bada per non spaventarla spinge di nuovo per uscire e la moglie se ne accorge, ma non è pienamente conscia di quale vaso di pandora possa aprire la sua curiosità.
Una curiosità che non compare dall'oggi al domani, ma si scopre, era nata prima ancora di conoscersi. La fantasia di Kei, tenuta sotto stretto controllo dalla sua volontà, inizia lentamente ad aprire il vaso di pandora, ma ciò che ne viene fuori non sono i mali del mondo, ma solo il completamento della conoscenza del marito. La compresione di quello che nella sua vita era sempre mancato.
La storia tocca temi molto oscuri e davvero dolorosi, come il pregiudizio di un capofamiglia con la mente chiusa ed il cuore arido; un ragazzino abbandonato dai parenti e rifiutato da tanti sostituti genitori; un'adolescente tradita dalla famiglia ed esposta al pubblico giudizio per colpe dei suoi genitori.

Queste tre anime dilaniate si incontrano e legano nel tempo. Prima i due uomini che hanno imparato a proteggere il proprio cuore dalla sofferenza con pratiche sessuali ai limiti di ogni perversione. Poi arriva Keiley, un raggio di sole per Mac e Jethro.
Mac, che scopre che dentro di sé l'odio che il padre riversava sulla madre ha lasciato tracce profonde. Un demone che riesce a sconfiggere solo annullando il sentimento della gelosia. Condividere la propria amante con un altro. Vedere la propria amante tra le braccia di un altro uomo. Spingere la propria donna ad amare il terzo. Voglia di condivisione per potere dare il doppio delle sensazioni, sia fisiche che a livello sentimentali. Concetto difficile da accettare e/o condividere, ma per come viene dipinto sembra una cosa più che logica. La frase che racchiude tutte credo che possa identificarsi nella seguente: "Qualche volta ci vogliono tre parti per fare un intero".
Jetrho, ferito dai continui rifiuti. Indurito dalla rabbia provocata dal sentimento dell'abbandono. Un uomo che chiude dentro di se tanta dolcezza e voglia di essere amato, ma lo scudo innalzato è troppo spesso. Solo Mac riesce a capire il demone dell'amico, e lo inizia a guidare sulla strada della condivisione.
Keiley, soffocata dai pettegolezzi, sconfitta e messa al bando da una comunità in cui l'apparenza è tutto. Una donna che pone dei limiti ben precisi alla propria sessualità per paura dell'opinione degli altri. Una donna capace di rivelarsi la metà mancante di due uomini.
Una donna che si scontra con la volontà, fuori da ogni regola morale, del marito. Deve amare anche Jetrho.
Ma quella di Mac non è un’imposizione, solo una lettura del cuore di Kei. Lui riesce a vedere in profondità nell’animo di lei, ed anche in quello di Jethro, da comprendere che solo l’amore reciproco potrà davvero rendere speciale questo legame fuori dalla norma.
I due uomini sono contro ogni schema sociale riconosciuto, contro ogni limite morale, ma mostrano in loro e tra loro un equilibrio tale da far sembrare gli altri incoerenti, o illogici. Uomini che riescono a dividere la loro donna senza falsi pudori. Uomini che con un solo sguardo riescono a comunicare chi domina chi.
La complicità tra Mac e Jethro è totale. Comunicano quasi sempre col solo sguardo, tanto che senza parlare decidono chi domina, chi guarda, chi dona e chi attende.
Nei momenti di maggiore intensità erotica basta uno e un solo sguardo per eliminare la linea tra maschio dominante e maschio "comune".
L'arrivo di Jethro apre gli occhi a Keiley, che comprende davvero quanto sia pericoloso voler avverare le fantasie... ed i desideri più profondi. Jetrho chiamato nel cuore della notte, non esita a correre dall'amico, infondo sono tre anni che aspetta la chiamata. Sa di avere amato la donna da sempre. Ma la paura che accompagna il delicato sentimento dell'amore è talmente forte da lasciare che sia un altro uomo Alpha a reclamare quella che vorrebbe essere la sua donna.
Apparentemente Jetrho è il duro quello che non ha spazio per le sottigliezze, invece è proprio lui a cercare conferma dei suoi atti, è lui a riconoscere Mac come "capo". Mac che non esita a mettere sullo stesso suo livello l'amico, non esita a concedere diritti che dovrebbero essere solo suoi.Ma è uno scontro tra Alpha? Direi che un'unica scena basta per fare capire lo strano legame tra i due amici. Scena dove l'amore, l'istinto di protezione verso un'unica donna viene esaltata. Riporto fedelmente dal libro:
...Rimase a fissare i due incuriosito,quando Jetrho cambiò posizione e tirò Keiley verso di sè. Lei infilò la testa sotto al mento dell'amico e la mano di quest'ultimo le premette contro il ventre per spingerla ancora verso di sè.
Avrebbe dovuto esserne geloso, pensò Mac. Nessuno, a eccezione di lui, aveva mai abbracciato Keiley in quel modo...
...Sovrappensiero si frizionò la guancia con le dita, meravigliandosi della sua mancanza di gelosia, di possessività Era come un cane con il suo osso, quando vedeva altri uomini che ronzavano intorno a Keiley. Conosceva bene la forza della propria possessività quando si trattava di lei e sapeva che avrebbe dovuto preoccuparsi del fatto che ora fosse totalmente assente.
Ma che diavolo gli stava succedendo?... Nei dieci anni precedenti Jetho era sato quasi esclusivamente l'unico terzo che aveva portato a letto con le proprie amanti. Per qualche ragione gli sembrava la controparte perfetta da presentare alle propre donne. Mac le amava, Jetrho era il sesso. Dominio gentile e potere oscuro... Ed erano anche la squadra perfetta per le donne che condividevano.
E ora lo erano per la donna che amavano.
L'intuizione si fece strada lentamente nella sua testa, quando tornò a fissare il letto. Jetrho stava cominciano ad amare Keiley…
Oltre alla particolare storia d'amore, il menage, i due uomini mostrano tutto il loro valore nel proteggere Kei da un maniaco. Certo la parte di "trama gialla" poteva essere curata meglio, ma serve a dare risalto alle peculiarità di ognuno di loro tre. Un po' scontato anche l'epilogo della stessa con i due eroi fregati e la bella principessa che sconfigge il drago.
Ma Kei non sconfigge solo il drago reale, ma riesce a sconfiggere anche i draghi di tutti e tre. Del resto lei è la metà di una strana coppia, l'unica che può decidere l'evolversi della storia del resto fin dall'inizio sa di avere il potere di bloccare tutto. I dubbi sul tenersi un marito a metà o rischiare il tutto è un bel dramma. La scelta è difficile. La paura di lasciarsi andare e perdere il marito è forte. Ma alla fine è la scelta giusta.
Sapere qualcosa in più sul perché il "Playboy" era rimasto inattivo per tre anni, per poi ricomparire sei mesi prima di irrompere nella vita di Mac e Keiley, sarebbe stato interessante.

Personaggi.
Mac... che sogno... un uomo generoso, solido, pieno di intuito e dolcezza. Sa amare, in modo totale e devastante. Riesce a leggere nel profondo non solo di Kei ma anche di Jethro. Mac è possessivo e irascibile, ma non quando si tratta del collega ed amico. Kei e Jethro sono entrambi il suo cuore, pur non avendo velleità bisessuali.


Keiley è una donna decisa, ma anche fragile e delicata, sa essere dolce e appassionata ed è molto molto curiosa. Soprattutto di Mac, del suo passato oscuro. Ha paura dei pettegolezzi, che hanno distrutto la sua adolescenza, ma come una splendida fenice sa rinascere più forte e determinata.
Jethro il classico cattivo ragazzo, scapestrato e con il terrore di amare, di donarsi totalmente, ma soprattutto con la paura di lasciarsi amare davvero. Abbandonato tante volte nella sua vita, sfugge ogni legame, persino adesso dalle due persone che ama di più, cerca di scappare via, nel terrore di credere davvero di aver trovato una famiglia ed una casa, per poi esserne scacciato. Solo Kei e Mac possono curare questa sua reticenza. Solo Keiley può convincerlo a restare.
E Mac l’aveva previsto…
…Quando fu tutto finito, Keiley si distese stancamente sul suo petto, pensava solo a riprendere fiato, e i suoi occhi si riaprirono.
E lì proprio sulla porta, c’era Mac, i suoi occhi grigi brillavano di desiderio, le strizzò l’occhio, era colmo di lussuria maliziosa e tenero amore…

Gli altri personaggi sono soltanto abbozzati, anche se è molto divertente la spigliatezza di Maxine e davvero irritante la grettezza di Delia.
Anche qui ci sono delle scenette da gustare, anche se qualcosa poteva esser esplorata di più.
Come non sorridere di fronte alle amiche invidiose del suo particolare rapporto, sia per il coraggio mostrato nello scegliere un menage, sia per i due maschi Alpha che la adorano in tutti i modi possibili.

Giudizio.
Ci sono varie note stridenti nel romanzo, a partire dal generoso concetto d'amore. Keiley prova più volte ad imporre la comune concezione dell’amore fatto di possesso, anche se non maniacale, di esclusività, ma la generosità dei due uomini rende il loro sentimento impossibile da ingabbiare. Amare una donna per loro è una vera arte, impossibile per un uomo solo.
Altre incongruenze si possono trovare tra le scelte tecniche, come la foto rubata del primo rapporto a tre, o il collare multifunzione del cane. Ancora la paranoia di Mac, ex agente FBI, che lo porta a costruire una fattoria dove ogni angolo di giardino è studiato a proteggere la casa dagli intrusi, però non gli fa controllare vita morte e miracoli di ogni dipendente o aspirante tale.
Però la bravura dell'autrice sta nel farle pesare pochissimo, ci si può ripensare dopo, ma durante la lettura si è trasportati nel loro mondo, senza pensieri estranei. L'importante è riuscire a leggere con la mente aperta alle fantasie più estreme.
Davvero coinvolgente. Cinque su Cinque.

E Grazie a Lidia per la collaborazione!
 

mercoledì, 12 gennaio 2011
Crisalide rosa di Cristiana Pivari
Perfetto il titolo scelto da Cristiana per questo libro, che racconta di come il bruco Silvia si prepari alla sua trasformazione, ma piuttosto che la rinascita come farfalla, il soggetto è il percorso per prepararla, la crisalide appunto.

Trama in quarta di copertina.

Che cos'è la vita? Una scalata verso la salvezza da se stessa, risponde Silvia, trentacinquenne più che carina, ragazza che non si sente né donna né bimba, scrittrice o forse scrittora, crisalide che magari, un giorno, sarà farfalla, ma con i suoi tempi e i suoi modi. Vi riuscirà? Non è detto, forse non è così importante il risultato finale, ma la ricerca di sé che Silvia conduce tra amiche e presunti uomini della vita, fra situazioni ai limiti del grottesco e lo scodinzolio del suo pelosissimo cane, riempie il libro di una fresca essenza vitale, questa sì irrinunciabile. Una Bridget Jones all'italiana? Solo in parte, anche se non mancano ossessioni personali, manie e stranezze della vita, e una buona dose di sarcasmo nell'osservarle. Più di Bridget, Silvia rappresenta le eterne ragazze di oggi, dà spessore ai loro pensieri, mette in piazza le ansie e i propositi. In fondo, si può restare crisalidi per tutta la vita, se non si ha la sicurezza di diventare una farfalla speciale.

Silvia una figura perfetta da chick lit, a dire la verità più simpatica di Bridget Jones, almeno a me, è alle prese con la ricerca di se stessa. Convinta che l'uomo che le interessa sia innamorato di lei, soffre ad ogni negligenza di quest'ultimo. Annoiata dalle solite chiacchiere ed i soliti divertimenti, decide di isolarsi un po' per capire cosa davvero vuole.
Debbo dire che è stato molto semplice immedesimarsi in questa donna, impiegata in un'agenzia interinale, animo gentile che si affeziona a qualche cliente ed a un'anziana vicina di casa, cerca nella scrittura il modo per esorcizzare le sue complicazioni personali, il suo intricato mondo interiore.
L'unica pecca che proprio non mi sento di non sottolineare è la brevità, poteva essere raccontato ancora un bel po', soprattutto considerato il finale. Ma questa, lo so, è una rimostranza da lettrice incontentabile.
Davvero un buon risultato per Cristiana a cui faccio il mio in bocca al lupo più sincero.

Un piccolo estratto per voi.


Il sole se ne è andato anche da casa mia. Prometteva bene questa giornata, ma ora è tutto un rannuvolarsi a est e ovest senza distinzione. Anche nel mio cuore è così, o quella che parla è la mia testa e il mio cuore sta dormendo da qualche parte?
Mi faceva quasi rabbia leggere di Santiago che con la scusa di cercarsi gira mezzo mondo e trova pure l’amore. Lui. E io? Troverò mai qualcuno che mi sopporti se io stessa non lo faccio per prima?
Che palle!, La visita inopportuna di quel tale di cui non ricordo nemmeno il nome mi ha mandato in depressione.
Perché sono fatta così? Non è invidia, perché Giovanni, ecco si chiama Giovanni, non è assolutamente il mio genere di uomo e meno male che non ero io l’oggetto delle sue attenzioni. Mi fa rabbia vedere che intorno a me le cose accadono agli altri e a me non succede mai nulla di bello da raccontare.
“Che puerile Silvia”, direbbe una qualsiasi delle mie amiche, “ti sembra un buon motivo per menartela? Si vede che non hai problemi veri”.
E allora scrivo ancora due righe della fiaba che mi fa sentire creativa.

domenica, 12 dicembre 2010
Mistero al castello di Deanna Raybourn
Grazie ad una lettura comune indetta da juneross sul suo blog, Immergiti in un mondo rosa, ed una recensione, sul medesimo blog, della mia amichetta Lucia, è cominciata una vivace discussione che ha portato un'altra amichetta, Giusy, a regalarmi questo libro.
Ed eccomi qui a discuterne.

La trama.

Scozia - Transilvania, 1858
Per Theodora Lestrange, che sogna di diventare una scrittrice di successo, la prospettiva di sposarsi e mettere su famiglia è un incubo. Così, quando una cara amica la invita a raggiungerla in Transilvania per le sue nozze, la giovane non esita a lasciarsi alle spalle Edimburgo e un pretendente che non ama, sperando di trovare ispirazione per il suo nuovo romanzo nelle cupe leggende che ancora permeano quei luoghi. Le sue aspettative non vengono deluse: nel castello dei Dragulescu, di cui è ospite, si respira aria di mistero e il padrone di casa è un personaggio a dir poco enigmatico, che risveglia la sua immaginazione e accende in lei una passione incontenibile. Poi una serie di tragici eventi getta una luce ancor più sinistra sul castello, e Theodora si rende conto che diventare preda del desiderio non è l'unico rischio che corre, né il più pericoloso.
Un thriller storico romantico e misterioso, con suggestive atmosfere gotiche, che mantiene alta la tensione fino all'ultima pagina.


Il mio punto di vista.
Mistero al castello sembra più un giallo gotico che un romance paranormale (o dovrei dire Urban Fantasy? o altro? non mi ci ritrovo mai nelle vare definizioni!); di romantico c'è solo il finale in realtà anche se il passaggio dall'amicizia a ll'amore tra i due protagonisti davvero mi è partso troppo veloce.
La prima persona mi ha smorzato tantissimo in coinvolgimento. Sapere sempre e solo tutti i pensieri complessati della protagonista mi ha irritata. Le descrizioni di ogni cosa, molto accurate anche per i piedi delle sedie a lungo andare mi son parse troppo minuziose e mi hanno annoiata un po'. Fino all'arrivo di Charles ero tentata di saltare le pagine, fino all'attentato al Conte proprio non riuscivo ad appassionarmi. L'ultima parte invece mi è piaciuta. La dichiarazione d'amore di Andrei ha dato la magia che mancava.
Ve la riporto per mostrarvi lo stralcio di poesia che mi ha fatto sognare. Neppure la fase di seduzione è stata tanto appassionata. Inoltre vi è compreso anche un esempio di quella minuziosità che sfoca in noia di cui scrivevo prima.

"Non posso essere la moglie che ti aspetti".
"Ma sei la moglie che voglio" ribattè lui con fermezza. "Sono stato un idiota anche solo a pensare altrimeni. Voglio una moglie che mi stia accanto, che creda in me, che mi ami per quell'uomo che sono e per l'uomo che posso ancora diventare. Voglio te." Protese la mano a sfiorarmi la spalla, il pesante anello d'argento che scintillava alla luce e vidi che era stato incastonato con un grosso rubino sangue di piccione. "Ho messo da parte i trucchi, stratagemmi e sofisticherie e non sono niente, non ho niente, trane il mio cuore. E povero e disgraziato qual è, è annodato al tuo e non può essere sciolto."

I personaggi.
Debbo dire che l'io narrante mi ha un po' spiazzata ed alla fine non ho una visione totalitaria dei personaggi, ma soltanto il punto di vista della protagonista riguardo tutti loro. E' come vedere il mondo attraverso un tubo, oppure con dei paraocchi, non possiamo mai essere certi della totalità dell'ambiente. Resta sempre una certa insoddisfazione, come se non tutto fosse rivelato. Un'aura fumosa continuerà ad avvolgere tutto ciò che contorna i pensieri della persona che racconta, addensando i dubbi in misteri irrisolti. Detto questo io li ho percepiti così: i protagonisti mi sono parsi non contraddittori a se stessi e abbastanza verosimili, considerato l'ambiente creato nel romanzo. Anche se a turno li avrei presi decisamente a schiaffi in un paio di occasioni.
Theodora ha compreso la crudeltà di Andrei nel costringerla a portatre alla luce la follia di Cosmina, senza aiutarla, quasi senza appoggiarla, pur dimostrando di poterlo fare; di essere ben informato dei fatti e anche delle ipotesi.

Il giudizio.
Tutto sommato ringrazio Giusy per il dono, ma non sono sicura di ripetere presto l'esperienza con la Reybourn, almeno non un altro romanzo in prima persona. Ma è ben risaputo che sono buona quindi tre stelle.

mercoledì, 08 dicembre 2010
Baciami sotto l'albero di Roberta Ciuffi
Qui sul blog siamo in pieno periodo di baci, il Natale è alle porte, non potevo rimandare certo la lettura di questo libro. E poi ero curiosa di rileggere qualcosa scritto da Roberta Ciuffi.
Si tratta di una raccolta di racconti, ognuno con una sua storia è vero, ma è anche un romanzo, perchè i personaggi interagiscono tra loro e le azioni si svolgono negli stessi giorni. Punto di partenza comune a tutti è la cittadina termale Bagni.
Il primo racconta dell'incontro tra un libertino ancora scapolo alla sognia dei quarantanni ed una vedova ancora giovane e attraente. Fin qui nulla di particolare. I due si conoscono ad un ballo, giocano un po' tra loro attratti l'uno dall'altra. Finchè lui si dichiara, a lei e al mondo, con un sensuale bacio sotto del vischio procurato (non vi spiego in che senso). Ma non siamo certo alla fine del racconto, cosa accade allora? Beh succede che... la bella vedova scappa via rivelando in un biglietto il suo strabiliante segreto. Il lieto fine c'è ovviamente. Ma la cosa più bella è il percorso che fanno i due per arrivarci, maturando, seppur in poche pagine, scrollandosi di dosso ogni fantasia frivola e superficiale.
Il secondo è quello che mi ha fatta sciogliere in lacrime. Per me è il più doloroso di tutti. La delicatezza della Ciuffi nulla toglie alla sofferenza di una donna che non riesce a diventare madre e si abbandona alla leggerezza della passione passeggera, del piacere futile. Finchè ha nostalgia di casa e anche del marito. Ma un'amara sorpresa l'attende e sciogniere il mistero che rabbuia la sua casa sembra solo un rinnovo dell'antico e mai sopito dolore. Un nuovo tradimento l'attende, ma sarà per lei un nuovo Natale.
Nel terzo racconto due solitudini si incontrano e si ritrovano innamorate. La vergine innocente e solare che illumina l'oscurità dell'animo dell'uomo nero. Un classico. La giovanissima sguattera che fa innamorare il nobile debosciato però sembra già meno classico. Due persone totalmente distanti nella realtà della vita, per ceto sociale, cultura, denaro e tutto ciò che materialemente sembra contare sono invece unite dalla stessa paura, dal medesimo incubo, dall'identico ricordo di una sofferenza unica e intramontabile... se non nella forza dell'amore.
Una zitella, seconda anche in questo, trova nel quarto racconto, la forza di scappare via dalla sua prigione dorata, rischiando la morte. Salvata da un improbabile eroe, si ritrova in un mondo nuovo, dove non vale nulla di tutto ciò che ha sempre conosciuto. Aiutata dal suo salvatore impara a guardare davvero ed a vedersi con occhi nuovi. Ed impara ad amare e ad essere amata. Ma avrà il coraggio di vivere per sempre così?
Un maggiordomo ed una cortigiana nel quinto mettono a nudo loro stessi, rivelandosi per ciò che davvero sono: due maschere. Una donna che ha conosciuto l'amore ma che poi l'ha chiuso fuori la sua vita, con un paletto di cinismo, per non soffrire più, aiuta un uomo che ha vissuto una vita intera di raggiri e truffe nella su ricerca di ritrovare l'unico attimo di felicità provato, quando aveva conosciuto l'amore. Una vedova con un grande segreto da custodire e l'illusione di un sogno antico da voler rivivere. Ma il destino è beffardo e si ritrovano felici a fare ciò che non avevano programmato.
L'epilogo è l'esplosione della felicità di tutti i protagonisti. Un canto di Natale che ne racconta i miracoli e le rivoluzioni.
Davvero un bel romanzo da leggere sotto l'albero, accanto al camino e se fuori nevica ancora meglio. Con tanta neve tra le righe mi è mancato affacciarmi e (non) vederla fuori la finestra.
Cinque stelle.

venerdì, 03 dicembre 2010
Unn castello in Scozia di Catherine Coultar
Oggi la recensione di un'amica...

Finalmente ho potuto leggere la storia dedicata a Sinjun.
Dopo averla apprezzata nella Sposa di Sherbrooke, in scene esilaranti che mettevano in
mostra il suo carattere indomito e sopra le righe, ha dimostrato in Un castello in Scozia
tutte le sue
potenzialità.
Sinjun non chiede. Prende.
Quando incontra Colin è per lei un colpo di fulmine, s'innamora di lui a prima vista,
pertanto decide che è l'uomo della sua vita, e contro ogni parere dei fratelli, lo sposa.
Dopo una fuga in Scozia inseguita dai fratelli a cui mente spudoratamente facendo
credere loro che ormai sono sposati.
Questa è Sinjun.
La sua forza d'animo, il suo coraggio, la portanto ad affrontare molte prove. A cominciare
con la scoperta che il suo neo marito ha già due figli, e un parentado viperino, oltre il
nemico di turno, naturalmente.
Sinjun con la testardaggine che le è propria riesce ad affrontare tutti, con caparbietà non
si arrende e uno dopo l'altro conquista l'affetto di marito e figliastri.
Nel frattempo si troverà ad affrontare misteri, omicidi e un fantasma.
Insomma per tutti i gusti.
E poi c'è Colin, il tipico eroe Coulter, anche se devo dire che in questa occasione è stata
calcata un pò la mano su questo personaggio, che comunque risulta poliedrico.
La sua infanzia è stata dura, e il risultato è un uomo spietato, egoista, che considera
tutto suo, perchè nulla gli è mai stato dato.
E' diffidente, non crede nell'amore di Sinjun, perchè non è mai stato amato.
Suo padre gli ha sempre tolto tutto per darlo a suo fratello, e entrambi hanno distrutto
le proprietà che avrebbero dovuto far fruttare, lasciandolo con un'eredità che cade a
pezzi. E lui, si rimbocca le maniche, e si mette all'opera per rimediare all'egoismo della
famiglia. A costo di sposare un'ereditiera. Una donna che non ama, che a prima vista ha
trovato troppo capricciosa e viziata, e forse anche facili costumi.
Solo imparando a conoscere le profondità della moglie si renderà conto dell'immenso
vuoto che ha dentro, e che solo Sinjun riesce a riempire con il suo sorriso e il suo
carattere solare. Riesce a superare i suoi limiti, i suoi demoni e impara a fidarsi della sua
compagna;  questo per un personaggio così particolare è stato un percorso lungo e
sofferto. E mentre intorno a lui tutto ritorna all'antico splendore, anche dentro di lui la
luce comincia a scacciare le ombre di un passato di dolore e di rinuncia.
Davanti all'amore incondizionato e forte di Sinjun anche Colin si arrende.
Ed insieme sconfiggeranno anche il loro nemico.
Naturalmente per scoprire come dovrete leggerlo!

Giusy

martedì, 16 novembre 2010
Il bacio perduto di Lara Adrian
Ho iniziato a leggere la saga della Stirpe di mezzanotte per caso. Non avevo ancora letto la Ward, ma molti commenti indicavano la Adrian come una copiona. Ed io sono sempre stuzzicata dai commenti negativi. Ho iniziato a leggere le due autrici quasi contemporaneamente e debbo ammettere che ho trovato anche io varie analogie, anche se neanche la Ward ha portato molte novità nel campo.
Il pregio maggiore della Adrian è nella cura della parte Thriller, secondo il mio gusto complementare alla grande verve della Ward per la parte romance.
Questo il mio pensiero fino a qualche giorno fa. Prima di leggere Il bacio perduto. Libro perfetto.
Andiamo con ordine e cominciamo dalla trama.
Elise una Compagna della Stirpe, vedova, ha perso da pochi mesi il figlio a causa del Cremisi e ha deciso di vendicarlo. Abbandonati i Rifugi Oscuri, vine in un appartamento un po' squallido, in mezzo agli umani e sfrutta il suio dono per scovare i Servi ed ucciderli.
Tegan è il più letale dei guerrieri, Gen Uno come Lucan e Marek (rappresentanti del bene e male supremo). Si muove sempre da solo e senza dare spiegazioni, si sa molto poco delle sue abitudini e della sua storia.
I loro cammini si sono incrociati a causa di Camden, il figlio di Elise diventato ribelle e morto per questo. Restano entrambi segnati dall'incontro anche se il dolore li ha inariditi troppo e anche quando si rivedono non intendono certo dare sfogo all'attrazione per l'altro. Ma questa prenderà comunque il sopravvento.
Ed una donna tornerà a riscaldare il cuore di Tegan, ma saprà lui ammetterlo? E riusciranno i due a riportare l'Ordine sulla giusta strada per contrastare Marek?
Non dico altro per non raccontarvi tutto il libro e ne sarei tentata. Molto tentata.
Già vi svelerò troppo analizzando i personaggi.
Tegan è un vero duro. Un vampiro antico e coriaceo. Ma tutta la sua spietatezza parte da un dolore fortissimo: tradimento, perdita, delusione e rischio di diventare un ribelle. All'inizio delle lotte era innamorato e felice, anche troppo ingenuo, ha perso tutto nel modo più atroce e per cercare di ridare la vita all'amata stava per perdere sè stesso. Ha dovuto vedere l'amico più caro che dava la morte alla sua Compagna della Stirpe, ormai Servo di un traditore. Convincersi che quella era la scelta giusta e quindi rendersi conto che aveva sbagliato tutto. Vive con il forte senso di colpa di non essere riuscito a proteggerla e di averla tormentata per il proprio egoismo, invece di dare una fine dignitosa alle sue sofferenze. Un eroe tormentato, ma anche un alfa che non può essere una guida. Il capo non è lui, ma proprio non sa obbedire.
Elise è una Compagna della Stirpe cresciuta nei rifugi oscuri, per tanti anni compagna di un alto funzionario dell'Agenzia. Ha vissuto finora nel disprezzo e nella paura dei membri dell'Ordine. Ha perso il marito a causa dei ribelli e il figlio per colpa del Cremisi che l'ha portato alla brama di sangue. Una donna che avrebbe potuto lasciarsi morire, che invece ha trovato il coraggio di combattere una vera guerra. Ha deciso di mettere a frutto il suo dono come Compagna della Stirpe per eliminare quanti più servi possibile. Anche se questo la sta consumando velocemente, anche a causa della mancanza di sangue vampirico nelle sue vene.
Due solitudini diverse, anche se entrambe scelte in piena consapevolezza. Due dolori per perdite importanti. Due cuori pavidi di donarsi ancora. Due animi preda di un fortissimo senso di colpa.
Il destino vossà che si distruggano o si confortino?
Passiamo adesso al commento personale al romanzo.
Debbo dire che il mio giudizio è totalmente positivo.I personaggi mi sono sembrati coerenti e ben strutturati.La storia d'amore cresce e si sviluppa gradualmente ma con la forza devastante di due personaggi irruenti e determinati.
La coralità è un po' mssa in secondo piano, ma non sparisce, la giusta scenografia dietro i due protagonisti. Elise impara ad apprezzare la rudezza di Tegan, fino a difenderlo ed esaltarne le doti anche davanti ai membri del suo mondo d'elite. Quando poi è lei ad affrontare il mondo ristretto dell'Ordine, teme di essere disprezzata a causa del suo coinvolgmento con Tegan senza pero i voti di un impegno ufficiale. Trova invece l'accoglienza genuina e calorosa di tre giovani donne, amabili ed estroverse.
Tegan convive con il dolore di un sentimento di forte ambivalenza verso il suo capo e con il terrore di perdere un'altra donna, che un'altra Compagna soffra a causa sua. Teme che la Brama di Sangue lo riafferri, lo distrugga e questa volta per sempre. Ma nel momento della disperazione più assoluta sono proprio Lucan ed Elise ad accorrere in suo aiuto. A salvarlo. E lui si libera di ogni timore, reverenza, rancore, colpa... rinasce dal taglio di una spada e da un abbraccio.
Una menzione speciale tra i non protagonisti. Il romanzo fa risaltare anche il deterioramento di Rio, il protagonista del prossimo romanzo, reduce dal tradimento della sua Compagna e da un'esplosione che hanno distrutto il suo corpo ed il suo spirito.
In conclusione voto 5/5.

venerdì, 15 ottobre 2010
Signora del suo cuore di Mary Balogh

Questo romanzo, nella sua recentissima versione ORO, mi è stato regalato dalla mia amica di scorribande letterarie, Liana. E ingannando il tempo per aspettarla, per commentare altri scritti, stasera l'ho finito. Beh certo la prosa accattivante e semplice della Balogh ha aitato molto. La trama è stata poi la goccia finale.
Ed allora, prima di entrare nel vivo dello speciale per le scrittrici di riviste, ho pensato di regalarci questa recensione. Buona lettura.
Trama. Una giovane ventenne si ritrova a Londra per la prima volta, sola e povera nonostante sia la figlia di un conte, braccata e accusata di ignobili crimini dal suo stesso cugino. Mentre si avvia a lavoro, nel laboratorio di una modista, in Hyde Park interrompe un duello. La qual cosa provoca un suo ritardo a lavoro ed il conseguente licenziamento. Armata di determinazione e rabbia, si reca in casa del duca di Tresham e chiede soddisfazione. Ovviamente non un nuovo duello, ma un lavoro o la conferma scritta, che fosse stato lui la causa del ritardo, di lei, a lavoro. Il duca divertito dall'indisponenza e temerarietà la assume come infermiera, per tre settimane. Ma allo scadere di queste ultime si ritrova a mutare la sua offerta, perchè non riesce a separarsene. Tutto questo sempre con la minaccia di investigatori che la cercano e di parenti che la tacciano di varie accuse. Ovviamente la scoperta della vera identità di Jane sconvolge il duca e tutti gli equilibri, fino al rimescolio totale ed al lieto fine. Un finale molto bello, anche se dopo aver letto l'epilogo tagliato, ho pensato che all'attuale libro qualcosa mancasse.
I personaggi. Jane, una ragazza determinata e sicura di sè non si lascia intimorire certo dal burbero conte. Forte dei suoi principi, non si piega davanti a nulla e nessuno. Forse un tantino troppo forte per essere una ventenne, anche se l'autrice spiega tutto con un'educazione genitoriale davvero accurata ed amorevole.
Jocelyn, il duca. Dissoluto, arrogante, prepotente ed anche spietato impara a non avere sempre l'ultima parola ed a dire "per favore". Da lì la sua disfatta. Anche se da vero protagonista DOC, veste anche i panni dell'eroe per la sua damigella, quando si ritrova in pericolo.
A parte loro, sono tutti personaggi di contorno, utilizzati per uno scopo ma lasciati un po' indefiniti, come una scenografia molto affascinante e senza vuoti, ma che non potrà certo essere un quadro.
Il giudizio. Con la Balogh c'è sempre tanto sentimento. Ed ogni tanto leggere un libro davvero romantico aiuta a ravvivare i sogni. L'unico difetto per me, anche se non piccolo a dire la verità, è il muoversi sempre tra l'equivoco ed i segreti. Nel momento topico dello sviluppo dell'amore tra Jane e Jocelyn non è possibile che si sveli soltanto lui. Una donna così corretta e concreta, che riesce a comprendere gli sbalzi d'umore e le cause dell'acrimonia di un carattere non facile, come quello di Jocelyn, non piò non capire che la fiducia viaggia a doppio senso. Anche se poi l'autrice è brava e sa riprendersi bene, creando la giusta reazione in entrambi, molto viva, fino al finale davvero divertente e con una piccola sorpresa.
Tutto sommato non me la sento di dare il massimo, ma 4/5. E lo consiglio davvero a tutti i romantici.

venerdì, 08 ottobre 2010
Sfumature del deserto di Simona Liubicich
Ho letto questo romanzo grazie alla generosità dell'autrice stessa. Debbo dire che si percepisce molto il suo essere una prima opera, ci sono delle ingenuità che sono sicura, con l'esperienza, Simona saprà limare ed eliminare. E' un romanzo-documentario. A tratti romanzo d'amore a tratti articolo giornalistico. Una bella testimonianza di una realtà dolorosa e sofferente, anche se un po' faticosa da leggere in alcuni passi. Ma andiano con ordine.

Cominciamo dalla trama. Elena, la protagonista, è un'infermiera pediatrica che vive una crisi sentimentale molto forte, dovuta ad un uomo, il marito, quasi ex, che ha su di lei un potere che la rende quasi succube. Grazie ad un amico di famiglia, ritrova nella possibilità di lasciarsi tutto alle spalle e partire per una missione umanitaria in Iraq, un sogno che ha fin da ragazzina. La missione la fa maturare molto, vivere in un ambiente di guerra la mette in pericolo e allo stesso tempo la risveglia. Le dona tanto, forse una nuova vita.
Debbo dire che la trama per nulla scontata e molto ricca è il miglior pregio di questo romanzo.

Diamo uno sguardo ravvicinato ai personaggi con una veloce carrellata.
Elena Grimaldi, la protagonista, una vera donna del nostro tempo e del mondo occidentale. Bellissima, intransigente, dalla lingua affilata e senza un briciolo di diplomazia. Anche se un po' la impara per sopravvivere in un mondo estremamente maschilista dominato dall'integralismo islamico.  La nota dolente con lei sta nella parte sentimentale. Si innamora troppo perdutamente degli uomini, e direi anche troppo velocemente. Forse nel descrivere le sue emozioni si poteva arrivare all'amore con più calma nel primo caso e con più ponderatezza nel secondo. Perchè è vero che sono belli i colpi di scena, è d'obbligo il lieto fine ed è bella la sorpresa di non capire subito quale sarà, ma a volte è un po' troppo irreale nel non riconoscere le cose. Una donna di trent'anni non può essere così ingenua. Un aspetto che mi ha fatto arrabbiare (volevo entrare nelle pagine e scuoterla), anche se ci sono davvero donne così, è stato il fatto che il suo caratterino indisponente, con i sentimenti in gioco, spariva e lei diventava una bambolina.
Samir. Eh quante paranoie quest'uomo. Nella sua posizione e alla luce del lavoro che fa mi aspettavo un carattere diverso. Soprattutto che sapesse valutare molto meglio le situazioni, per agire e reagire nel modo giusto.
Greg. Che uomo! Ce ne fossero di così comprensivi e pronti a tutto per amore. Davvero un bellissimo personaggio, positivo, forte, determinato. Uno di quei personaggi alfa di cui non ci si può non innamorare. Solo non ho capito se è bello oppure no. All'inizio sembra che a parte gli occhi di un bel colore non abbia altre attrattive, ma poi andando avanti pare diventare un adone.
Melanie. Federica. Xavier. Tre personaggi che fanno da spalla alla protagonista, per fornirle la giusta risposta ed il giusto appoggio nei vari momenti. Sono il perfetto simbolo degli Amici, quelli veri, quelli che in un certo senso danno sapore alla vita. Quelli che, pochi ma buoni, riempiono il cuore, anche se, e sottolineo SE, non si ha una famiglia affettuosa.
Molto ben delineate le due infermiere irachene, nel loro essere simbolo della negatività e della positività. Anche se in realtà non fanno molto, sono però determinanti.
Un pensiero anche per Giuseppe Bianchi e i genitori di Elena che ho trovato un po' assenti, soprattutto dopo la partenza di Elena. Posso comprendere la difficoltà di comunicazione, anche se nel 2002/2003 i cellulari esistevano già. Però ad un certo punto diventano proprio fantasmi per Elena.
Come diìcevo il pregio maggiore del libro è la storia, la trama ricca di incertezza, che non fa intuire quale sarà la sua conclusione. Inoltre mi è piaciuta l'idea di uno scorcio della realtà delle missioni umanitarie in un romanzo, italiano, con una buona immersione nella bellezza e nello spreco della Mesopotamia. Ma il romanzo ha purtroppo anche vari difetti. Primo tra tutti la scelta di usare una terminologia medica molto tecnica. Per quanto siano corretti quei termini astrusi rallentano molto la lettura. Leggere un romanzo italiano accompagnati dal dizionario o saltando la comprensione di alcuni passaggi non è molto piacevole, spezza il ritmo e non fa apprezzare al meglio la storia. Stesso discorso per le nozioni storico-geografiche. Inserite meglio nei discorsi, magari come racconto di uno dei personaggi omettendo numeri e tono enciclopedico, diventano più gradite. In questo modo stancano e rendono pesante la lettura. Almeno quella del lettore medio.
Un altra scelta narrativa che mi ha infastidito la lettura è stata quella di cambiare spesso ed improvvisamente il punto di vista. Mentre sono implicitamente esposti i pensieri di qualcuno, entra in campo la voce esterna o viceversa. Non sempre i capoversi di inizio paragrafo hanno aiutato, anzi spesso hanno creato confusione ancora maggiore. Tutto ciò mi ha costretta a rileggere spesso il periodo per dipanare la confusione e comprendere bene il soggetto.
Ultimo appunto sarebbe da fare all'editing per la presenza di svariate imperfezioni sintattiche. Ci sono delle frasi che andavano strutturate in modo diverso e dei termini errati, oltre che qualche refuso qua e là.

Tutto sommato, come dicevo, è un primo lavoro e ci può anche stare che non sia perfetto. Però il talento dell'autrice si intuisce più che manifesta, un vero peccato viste le potenzialità. In conclusione mi sento di dare una sufficienza, sicura che al prossimo lavoro Simona farà meglio.

lunedì, 13 settembre 2010
Il profumo dei sogni di Ornella Albanese

I sogni guidano le nostre aspettative e le nostre speranze, se li perdiamo o, peggio, li oscuriamo, cosa ci spingerà a vivere a pieno e non a lasciarci vivere?
Io amo le saghe, ma con i sequel sono sempre un po’ scettica. E se vi chiedete la differenza, ve la spiego subito. Una saga nasce come una raccolta di una serie di storie con una base comune, come ad esempio i protagonisti appartenenti ad una stessa famiglia. I sequel invece di solito vogliono prolungare un racconto che aveva già visto un lieto fine. Questo romanzo in realtà non è né l’uno né l’altro.
Quando si è parlato di un sequel ero felice di incontrare di nuovo tutti i personaggi che avevo amato ne L’avventuriero che amava le stelle, però ero anche un po’ titubante, nel timore che qualcuno dovesse modificarsi per esigente di copione, anche se mi sorrideva l’idea che il protagonista fosse Tommaso.

Ma parliamo della trama. I veri sogni non muoiono mai.
Subito dopo l’annuncio del fidanzamento con la bellissima Camelia Sallusti, il giovane aristocratico Tomaso Salvemini scopre che lei è ancora innamorata di un altro e non gli resta che allontanarla da casa. Tre anni dopo quello scandalo, Tomaso appare molto cambiato: ha saputo costruirsi una nuova vita, piacevole seppur priva di aspettative. Così pianifica freddamente il proprio futuro e sceglie come moglie Eugenia, una ragazza scialba che lui non ama, peraltro perfetta per quel ruolo. Ma la cugina Lucilla non  approva, e cerca di convincerlo a non rinunciare ai suoi sogni. Tutto sembra comunque fluire nel verso prestabilito quando appare Camelia, questa volta davvero innamorata di Tomaso, a sconvolgergli di nuovo la vita. A questo punto, però, Lucilla decide di agire…

Bene, sarò un po’ tarda a volte, ma io nonostante avessi letto questa trama, anche in quarta di copertina, non riuscivo ancora a capire chi era la coppia di protagonisti. Pensavo che sì Lucilla si adoperasse per aiutare il cugino, ma che dovesse vivere la sua storia d’amore indipendente. E neanche l’avvio del romanzo, che vede Lucilla stessa tramortita dal dolore per la morte del fidanzato e Tomaso suo salvatore, mi aveva aperto gli occhi.
Ho iniziato ad intuire qualcosa quasi alla fine, quando il brutto anatroccolo è diventato cigno e la principessa di turno ha deciso di lottare per il suo principe. Nonostante stavolta la strega cattiva fosse davvero ben camuffata.
Non parlo per enigmi, ma la dolcezza con cui si svolgono tutte le storie d’amore di questo romanzo, e sono davvero tante per un romanzo solo, mi ha ricordato quella delle favole: un racconto leggero, fondato sui buoni sentimenti.
Lo stile è quello solito dell’autrice, che ormai, al terzo libro suo che leggo, ho imparato a conoscere ed anche ad amare, perché è fluido e leggero, senza essere superficiale. Non c’è un grande background in questo romanzo, ma dal sottotitolo in quarta di copertina, “i veri sogni non muoiono mai”, e vista la grande quantità di sentimenti esposti, non si sente la mancanza di altro. I sentimenti descritti sono tanti e tali che riempiono il cuore e fanno sognare, perché c’è ispirazione al sogno per tutti. Dalla servetta che trova l’amore nel burbero giardiniere, alla scialba (ma anche no) Eugenia che conquista il dissoluto Riccardo, all’amore intenso e sempre fresco degli sposi Flavia ed Emanuele, al sentimento adulto e profondo conquistato dai coniugi Salvemini, dopo una vita di astio e amarezza. Tutto questo per non parlare dei due protagonisti. Lucilla che rinasce dall’apatia dopo la perdita di Saverio e impara a ritrovare tutta la sua determinazione. Tomaso che deve ritrovare la sua capacità di sognare. Camelia, la terza incomodo, la cattiva ben camuffata, colei che sotto una parvenza di sentimento distorto, cerca in tutti i modi di riavere Tomaso, senza però guarirlo dal suo cinismo, anzi, rafforzando la sua scelta di un matrimonio, una vita, senza amore. Una storia d’amore romantica, ancor di più densa di azioni e atteggiamenti romantici.
Il giudizio finale è di un sette, diciamo tre stelle e mezzo su cinque. La mezza stella in più, e facciamo quattro, la aggiungo volentieri per il coraggio dimostrato da Ornella Albanese nel pubblicare questo sequel. Scegliere di scrivere un prosieguo non preventivato è una scommessa rischiosa e tutto sommato io penso che Ornella non l’abbia persa.


sabato, 04 settembre 2010
Notte dopo notte di McKinney Meagan

Un fantasma sconvolge la vita logica e razionale di una fanciulla ingenua e spovveduta, ma onesta e concreta.
Ho voluto recensire questo romanzo appena letta la parola fine, anzi, a dire il vero avrei voluto cominciare a parlarne già prima. Quasi volevo fare una telecronaca della lettura. Perchè lo stile è perfetto. Non solo così fluido che si lascia leggere senza alcuna difficoltà, ma anche coinvolgente, molto oltre il contenuto, che invece può piacere o anche allontanare.
Io in verità non amo i romanzi che incutono timore, ma questo mi attratta sempre di più, ad ogni nuova pagina, ad ogni nuova riga. Mi sono perfettamente immedesimata nella protagonista. Insieme a lei ho sospettato di tutti, pur di non credere ai fantasmi. Ed a un tale potere del male. Anzi, complice l'autrice, che al lettore ha voluto offrire qualche tassello in più, ho sospettato anche la verità, pur non volendola ammettere.
Il protagonista sembra così votato al male, così convinto di aver seppellito ogni barlume di innocenza che aveva in sè, che non è stato difficile credere alla sua voglia di conquista spietata, verso l'innocenza della protagonista. Il male è sempre invidioso del bene e cerca di inglobarlo a sè.
Ma la lotta tra bene e male è infinita, siamo in un romanzo, sicuramente il lieto fine avrebbe ciuso le battaglie. Ma quando sembrava già vicino, ecco che il mistero rimescola le carte e riavvolge tutto. Prima della pace bisogna trovare la verità, anzi ammetterla. E così si scopre che i fantasmi esistono e quando sono malvagi hanno anche grande potere. Ma si scopre anche che non tutto è paura ed a volte c'è qualcosa di peggio. Chi sacrifica l'innocenza e ne diventa consapevole, convive con un senso di colpa che riesce a distruggere ogni razionalità. Non si riesce più ad esternare se stessi, nella paura di rivelare la propria natura abietta. E si entra in un mondo insano, che mischia realtà e follia, fino al punto di rischiare se stessi e chi si ama. E anche chi si vuole proteggere.
Ma l'amore è la cura. Tutto perdona, tutto concilia. Sconfigge anche il Male, quello attraente, che attira l'anima, anche quella più pura. Ma non quella piena d'amore.
L'amore è tutto e tutto può.

sabato, 28 agosto 2010
Inganni d'amore di Ornella Albanese.

Ho letto quest romanzo in poche ore, una lettura piacevole e molto leggera. Non che sia superficiale, anzi, ma è completamente incentrata sulla trama senza troppe divagazioni storiche o di altro tipo. Visto che la storia mi ha coinvolta immediatamente, visto che lo stile dell'autrice è più che piacevole, ero così curiosa di andare avanti che sono arrivata in un baleno alla fine. Una fine che forse avrei gradito arrivasse ancora qualche riga più in là... diciamo un'altra scena.
Trama. Jacopo, conte di Fossalta, ritorna dalla rovinosa battaglia di Custoza, sconfitto e ferito, e si ritrova senza casa, averi, possedimenti. Tutto proprietà di Matteo Neri, acquistato con una manovra subdola da suo zio, mentre era in un momento di debolezza. Mentre Jacopo si sta leccando le ferite e cerca un modo per ricominciare, scopre che la donna che ama è fidanzata con Matteo Neri. A questo punto l'unico sentimento che anima il conte è la vendetta. Per farla pagare a Matteo non esita a usare sua figlia Lucrezia, una graziosa e giovane, innocente fanciulla.
Lucrezia però conosce bene tutti i sentimenti di odio, rivalsa e vendetta che animano Jacopo. Conosce anche la sua ossessione per Eleonora, ma non si scoraggia, anzi, sta al gioco e sorprende Jacopo con la sua determinazione. Fino a che... Mi fermo qui.
I personaggi. Jacopo è un conte che ama moltissimo la sua terra e la sua tenuta. Per la patria fa il sacrificio di lasciare tutto nelle mani dello zio, buono ma sprovveduto, e gli costa molto caro. Scoprire di non avere più nulla è un grosso smacco per un uomo tanto orgoglioso, ma soprattutto si strugge perchè ama davvero la sua tenuta, sa come farla fruttare, infatti è molto apprezzato dai fittavoli e dalla servitù. Non sa cosa fare del suo futuro, lui che non ha mai oziato, deve impegnarsi in qualcosa. La vendetta è uno scopo che rinfranca anche il suo orgoglio. Non ha però fatto i conti con Lucrezia. La ragazza non è certto ingenua come sembra, e lo sorprende più di una volta per la sua lungimiranza e la sua determinazione. La forza di Lucrezia sta nel volerlo essere, nella sicurezza di sè che mostra al marito e alla rivale, ma dentro è solo una fragile fanciulla, innamorata suo malgrado e molto suggestionabile. Infatti scappa via nascondendosi, invece di affrontare l'ostacolo più grande a viso aperto, con la stessa determonazione dimostrata fino a quel momento. Eleonora e Matteo sono due facce della stessa medaglia. Entrambi egoisti e portati a cercare sempre il proprio tonaconto, si perdono per amore, peccano non l'uno per l'altra.
Una menzione speciale và allo zio Filiberto. Un personaggio in sordina, ma causa scatenante di tutto il romanzo. Resta un mistero del perchè cominci a giocare e come si leghi tanto all'azardo uno svampito di buon cuore come lui. Ma il trauma è forte e lo porta a chiudersi in un mondo suo, ovattato e lontano dalla realtà.
Analisi e giudizio. A pagina 147 mi aspettavo quasi la parola fine, ma con uno dei vari colpi di coda presenti in questo romanzo, tutto viene di nuovo messo in discussione. Però mi è spiaciuto che il punto focale fosse impiantato su un qualcosa di non detto. Mentre ho apprezzato che siano l'amore e la fiducia a risolvere i dissidi. Durante le prime pagine ero dispiaciuta di non conoscere i vari punti di vista, infatti per buona parte il romanzo è impiantato su Jacopo, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue difficoltà. Nulla ci viene svelato di Eleonora, Matteo e Lucrezia. Rservando, sapientemente, le rivelazioni, sia per i lettori che per il protagonista, al momento più opportuno. Sarebbe stato ancora più intrigante scritto in prima persona. Proprio per questo l'epilogo è stato una gradita sopresa, ma l'avrei gradito ancora di più, se completo della scena del giorno dopo.
Tutto sommato è stata una lettura molto piacevole, direi quattro stelle, su cinque.

lunedì, 23 agosto 2010
Tempesta d'amore di Mariangela Camocardi.
Alla terza edizione, in collana Oro, di questo romanzo, finalmente sono riuscita a leggerlo. E solo grazie alla carissima Mariangela.
E' una struggente storia d'amore, ottimamente inserita nel contesto storico dei moti di insurrezione italiani.
La trama. Sullo sfondo dei moti carbonari, la storia d'amore di Valentina e Luca nasce, cresce si spezza ma non muore. Tra lotte, tradimenti, viaggi e pericoli un amore drammatico, doloroso prende vita nel cuore di due giovani molto provati ma molto forti.
Se non avessi saputo che c'è un seguito avrei bastonato un finale così scarno e irrisolto.
I personaggi. Valentina adottata dalla buona e umile Rosa, si ritrova ad essere oggetto delle brame di un perfido quanto lussurioso nobile. Riesce a salvarsi solo grazie al suo temperamento forte e indomabile, ma, per sfuggire alla sua vendetta, è costretta ad accettare un lavoro come dama di compagnia presso una nobile di Milano. Per cui parte per la sua nuova vita e lascia la madre nel Regno delle due Sicilie. Igrara della sua fortuna e maledizione insieme affronta mille ostacoli e sofferenze prima di scoprire la forza dell'amore.
Un amore subitaneo, nato e cresciuto in lei, suo malgrado. Convinta per tutto il romanzo che il protagonista non solo non ricambi i suoi sentimenti, ma provi l'esatto opposto, soffre indicibilmente, nell'animo e nel corpo, ma come la fenice rinasce ogni volta più bella e determinata.
Luca Montalto, nobile, affiliato all Carboneria e grande patriota italiano, odia le donne. A causa della grande ferita ricevuta in cambio di immenso amore dalla precedente moglie, non si fida di nessuna donna. Ma è ossessionato da Valetina. Nel lungo viaggio, interiore, dovrà prima affrontare tutte le sue paure per poi poter manifestare e vivere l'amore per lei. Il suo cinismo metterà più volte a rischio non solo il suo amore, ma anche Valentina stessa, spiritualmente e anche fisicamente.
Il mistero. Non certo tale per i lettori, ma una vena di mistero da scoprire c'è. Almeno per i personaggi. Da contorno agli intrighi segreti per la liberazione dell'italia, si svolge anche un piccolo, ma fondamentale, imbroglio privato, che coinvolge tutti i personaggi in gioco.
Il pregio. La grande bravura della Camocardi sta nel suo stile. Linguistico e narrativo. E' pura poesia. Ne ero già consapevole avendo letto Destino di un amore, ma in questo romanzo esplode totalmente. Ogni parola, descrizione, dialogo è talmente poetica da semberare un poema epico, pur scevro di ogni pesantezza nella lettura.

Il difetto. Oltre al finale striminzito (non finirò mai di ribadirlo) non mi è piaciuto il dilungarsi, in difficoltà a volte inesistenti, nel raccontare a Valentina la verità sulle sue origini. Troppe volte non è stata chiarita la situazione con lei o Rosa quando sarebbe stato opportuno. Ormai era il segreto di pulcinella, meglio rivelarlo per lettera o per procura.
Il giudizio. Ne avrei date quattro e mezzo visto il piccolo difetto ma ne do 4 per il finale. Adesso mi toccherà cercare Oltre la soglia dei sogni, sperando di leggervi tutto ciò che manca al finale di Tempesta d'amore. Resta però un 8 pieno.

sabato, 21 agosto 2010
L'amante di Lady Sophia di Lisa Kleypas

Quando arrivo in stazione, la prima tappa è la compera di un romanzo, che mi faccia compagnia nel viaggio. Anche questa volta nello scegliere tra la libreria e le edicole ho optato per queste ultime, dato che cercavo un particolare ORO. Sfortuna ha voluto che fosse ferragosto e le sole due edicole aperte non l'avevano. Stavo curiosando tra gli scaffali, ancora speranzosa di trovarne una copia dimenticata, o comunque di trovare un sostituto per il viaggio, dato che non avevo il tempo di passare in libreria, quando lo vedo. Ed è stato impossibile per me non comprarlo. Un romanzo della collana emozioni degli oscar Mondadori. Ovvero ho comprato un romanzo di libreria, mille volte cercato e non trovato, in edicola, dove per altro non ho trovato il romanzo da edicola che cercavo. I paradossi della vita.
Avevo deciso poi di regalarmi per il mio compleanno la lettura di qualche giallo, uno già comprato di una serie e un'autrice che amo molto ed uno da prendere della stessa autrice e serie, in offerta in edicola. Ma complice il fatto che da qualche giorno ho in corso la stesura di un racconto giallo, appunto, ed il fatto che questo romanzo, tanto cercato, della Kleypas mi occhieggiasse dallo scaffale, ho deciso di rimandare i gialli e dedicarmi a Sir Ross, di cui tanto, forse troppo, avevo letto. Tutti giudizi positivi a dire il vero, però io sono sempre un po' scettica quando leggo un romanzo che è tanto piaciuto a tutti.
Se di un libro vengono stilati dei giudizi negativi, allora, nel complesso, ne ho una visione migliore, che spazia nei vari aspetti e so bene cosa aspettarmi. Ma quando un  romanzo ha solo critiche positive, non so proprio cosa aspettarmi dalla lettura, quindi, nel timore di una delusione, cerco di non aspettarmi nulla. Così anche stavolta ho fatto tabula rasa di tutti i preconcetti, prima di apprestarmi alla lettura.
Dopo poche righe, però, ecco che ritornava a fare capolino tra le aspettative uno dei suddetti preconcetti. Eh si perchè dal racconto del primo incontro tra i protagonisti (e da quello che avevo letto riguardo Sir Rosse questo libro) mi aspettavo un romanzo erotico.
Beh di certo questo è un romanzo molto sensuale, ma, scorrendo le pagine e lasciandomi conquistare da esse, mi sono resa conto che c'è davvero molto, tanto di più.
E' un romanzo completo.
C'è una bellissima storia d'amore, di quelle che fanno sognare ad occhi aperti ed innamorare del protagonista.
C'è un po' di mistero, anche se questo aspetto è stato troppo superficiale per rendere giustizia alla parola, ma comunque non spiacevole. Poteva certo essere curato meglio, ma non può essere tutto perfetto.
C'è il dolore, la sofferenza, la drammaticità.
C'è emozione, tanta emozione, sia sentimentale e vissuta positivamente sia di tipo diverso e a volte vissuta tragicamente.
C'è una bella storia, dalla trama semplice ma non povera, coerente e ben strutturata.
C'è la Kleypas. Con un altro protagonista perfetto. Anzi questo qui credo lo sia davvero e non tanto per dire. Tra tutti i suoi già incontrati di certo è' quello che preferisco.
C'è la sensualità. Il sentire sulla pelle l'ardore dei baci di Ross, il formicolio della loro attrazione inesauribile, il divampare subitaneo del fuoo della loro passione.
Questa autrice mi fa rimpiangere spesso di non leggere in lingua. Vorrei gustarmela fino in fondo, come mi accade con le bravissime romanziere nostrane, di cui respiro ogni parola scelta.
Concordo comunque con chi afferma che queso sia il migliore romanzo della Kleypas... forse solo perchè non ne ho letti molti, ma per ora è così.
I due protagonisti sono entrambi tali, senza rubarsi la scena, senza deludere. Sono coerenti con loro stessi fino a soffrirne.
Due personaggi complessi. Forti e fragili. Che sanno sempre completarsi a vicenda, trasformandosi in base alle esigenze dell'altro.
una speciale menzione a Nick Gentry, che in questo romanzo fa la parte del cattivo, ma che già scalpita per uscire dalle fila delle comparse e diventare protagonista. Più di morgan mi ha incuriosita, anzi intrigata. Un altro romanzo da cercare...
In complesso dire che le 5 stelle le merita.

giovedì, 12 agosto 2010
Vita nel west di Lynda Trent

Ho letto questo romanzo grazie alla carissima Lilli. Di solito le storie del west, soprattutto quelle così romantiche, mi piacciono molto. Infatti è stata una lettura piacevole, anche se ad un certo punto avrei volentieri affogato i due protagonisti. Sì, entrambi. Ma andiamo con ordine... ecco la trama.
America, XIX secolo
Elizabeth Parkins scopre di essere stata abbandonata, tutta sola e nel bel mezzo di un territorio semideserto, dall’uomo che ha sposato e che per anni è passato da un lavoro all’altro facendole condurre una vita di stenti. La sua reazione è quella di lottare per la sopravvivenza e quando scopre che Brice Graham, l’affascinante proprietario del più vicino ranch, rimasto vedovo, ha bisogno di lei per allevare la piccola Mary Kate, non esita ad accettare il lavoro che lui le offre, anche se Brice le è stato dipinto come un individuo collerico e malvagio. Elizabeth potrà fidarsi di lui come uomo e come amante?

Il romanzo comincia con Elizabeth , affamata e sola, in una baracca malandata, con una tormenta di neve che la scuote. Un personaggio davvero solido, fin dalle prime righe. Si intuisce subito quanto sia forte, anche quanto profondamente abbia sofferto.
Poi la scena si sposta su Brice, sua moglie Celia, ed un malcontento diverso. Celia appare subito al lettore come una donna che ama lamentarsi, viziata e infelice.
L'incontro tra Elizabeth e Brice è molto tenero. Nonostante la presenza di Celia si intuisce attrazione tra loro da subito. Ma proprio grazie a Celia ed al suo buon carattere Elizabeth non ne approfitta, anzi decide di evitare l'uomo.
Fin qui tutto bello. La prima delusione l'ho avuta quando Elizabeth, invece di fidarsi del suo giudizio, vede Brice con gli occhi di Celia, che in quell'unico incontro gliel'aveva descritto come un uomo crudele.
E' vero che lei ha conosciuto solo uomini crudeli, padre e marito, è anche vero che alla luce delle sue sofferenze era naturale entrare in empatia con un'altra donna infelice. Ma perchè non osservare prima di giudicare?
Hai accettato il lavoro, nonostante le perplessità, anche se per puro bisogno, adesso permettiti di conoscerlo, dalla quotidianità e magari anche dalle chiacchiere dei dipendenti.
Non amo i pregiudizi, li posso comprendere quando nascono dal dolore, ma credo che tutti meritino una seconda possibilità.
Poi Elizabeth impara davvero a riconoscere chi era malevolo o crudele tra Brice e Celia. Inoltre viene anche a sapere che forse il marito è morto.
Ma invece di dare finalmente la possibilità tanto agognata a Brice, diventa codarda e lo allontana.
Ora, se pur posso comprendere il malinteso iniziale, qui la mia comprensione termina. Elizabeth ha avuto il coraggio di farsi avanti e dargli l'avvio per un sensuale incontro nei prati e poi non manifesta il suo sconcerto quando crede che Brice non la ami. Possibile che invece di accettare la sua proposta di matrimonio lo allontani e poi menti a te stessa pensando che sia lui che non ti voglia? Sembra un concentrato di tutti i clichè femminili, per cui una donna và interpretata e non è mai chiara.
Quando la storia d'amore segue la vena positiva il romanzo è molto romantico e mostra due persone che sanno cosa significhi amare e anche soffrire. I confronti con ciò che hanno vissuto in precedenza sono comprensibili e difficili da estirpare, ma la tenerezza scaturita da ogni nuova scoperta di bellezza e bontà nell'altro, fa davvero sognare anche il lettore.
Molto bella anche la descrizione della nascita del nuovo insediamento in posti isolati, come poteva essere il lontano West. I nuovi arrivi, le nascite delle nuove amicizie e dei primi amori tra giovani coloni.
Il complotto ordito dalla famiglia di Celia invece è stato un po' trascurato. Poteva essere meglio approfondito, pur restando in quel lieve mistero, magari al posto di qualche scaramuccia evitabile trai protagonisti. Soprattutto quelle a seguito del secondo equivoco.
E meritava un approfondimento migliore anche la gioia di Elizabeth di riscoprirsi madre, dopo la convinzione di essere sterile, e l'accettazione di una figlia non sua, allevata comunque con tanto amore.
Tutto sommato il romanzo merita un 3/5, spero solo di non aver perso qualcosa di bello nella traduzione.

mercoledì, 04 agosto 2010
D'amore e di ventura di Elisabetta Bricca

Cesare è un giovane affascinante, intrepido, di grande successo e molto attraente. Ma perde la sua spensieratezza in una notte terribile in cui sua madre e sua sorella vengono crudelmente trucidate. Dopo un paio di giorni scopre che lo stesso assassino, nel primo caso solo mandante, ha ucciso senza pietà anche suo padre. Il mondo di Cesare crolla. Inizia a vivere nell'oscuro mondo della vendetta. E solo in quello. Nella prima battaglia sospetta però di avere ancora un barlume di umanità, infatti salva una bimba dalle turpi mani di due mercenari.
Viola si è innamorata di quell'angelo caduto da bambina. Quando l'ha salvata. Ma rivederlo in veste di nemico la sconvolge. Cadono tutte le sue convinzioni. Costretta ad un matrimonio, non crudele, ma senza amore né passione. Lotta con tutte le sue forze per non cedere di fronte a nulla. La sua natura ribelle la porta a numerosi tentativi di fuga, nella convinzione che Cesare sia il nemico. Finché la realtà della natura umana squarcia il velo dentro di lei, che finalmente comprende che l'apparenza inganna.
Ma basta parlare della trama, non vorrei togliervi piacere nella lettura.
Perché questo romanzo merita!
Analizziamo un po' gli elementi del romanzo.
La prima cosa che mi viene di segnalare è la bravura della Bricca nel descrivere le lotte e le scene di guerra. I suoi combattimenti sono vividi. Sembra di essere sul campo, in prima persona, di sentire i colpi e e l'odore del sangue. Ogni riga erano nuovi brividi, perché di sangue se ne versa tanto. La guerra è il terzo protagonista di questo romanzo. Più dell'amore.
Gli istinti bassi dell'uomo disposto a vedere tutto e vedersi per il potere sono descritti molto bene. L'ipocrisia e la malvagità di chi ha fatto scopo unico della sua vita la sottomissione degli altri, di tutti gli altri; il forte senso dell'onore di uno spirito indomito che cerca vendetta; lo squarcio nel cuore quando si perdono le persone amate in modo cruento ed ingiusto; o nell'anima quando tutto ciò in cui credevi si rivela una moneta falsa.
Ma anche i sentimenti buoni sono ben delineati e ben resi, e per la maggior parte sono in Viola: il non arrendersi, lottando per se stessi e ciò in cui si crede, anche a costo della vita, senza mollare mai, senza lasciarsi sconfiggere da nulla e da nessuno. Accogliere le sfide della vita sempre con determinazione.
Molto realistiche anche le scene sensuali, sia quelle di sesso che d'amore. La Bricca è stata bravissima a rendere le varie sensazioni, infatti si percepisce a pieno la rabbia di Cesare e la paura di Viola nel primo loro incontro ravvicinato. E poi è stato facilissimo immedesimarsi in Viola e comprendere il suo innamorarsi di Cesare nonostante quello che lui appare o forse quello che è.
Ora passiamo ai dubbi, il primo, Cesare, l'ho anche sciolto...
Perché lasciare che tutti lo vedano come un assassino per tre quarti di romanzo? Perché Cesare non si ribella prima al suo destino? Parafrasando le parole stesse di Viola, perché proprio quel momento ha scelto per rivelare il suo passato. La causa del suo dolore e del suo cuore nero? Beh probabilmente il destino di un uomo deve compiersi a pieno perché egli sia riconosciuto per quello che è davvero. Inutile raccontare ciò che l'aveva portato ad essere così distaccato e duro, se prima non fosse stato riconosciuto del buono in lui. Probabilmente non sarebbe stato neanche creduto.
Il dubbio che invece mi resta e non sono riuscita a svelare è Filippo. Perché doveva morire? E inoltre lui dimostra di sapere tutto, come nota anche Cesare, dalle sue ultime parole prima di andarsene. Beh perché limitarsi all'appoggio? Già esso era stata una scelta definitiva, perché non fare di più? Cesare si accontenta di essere orgoglioso dell'amicizia che gli ha dimostrato, io non tanto.
Ma è l'unica pecca, se di pecca vogliamo parlare.
Tra i personaggi secondari mi sono affezionata a Columba ed Agnese. Anche a Filippo, a parte il dubbio, anzi speravo avesse più spazio.
I cattivi invece hanno poco fascino, forse perché lo sono troppo, così tanto che la malvagità trapela.
E' stata una lettura avvincente e piacevole. Molto scorrevole e veloce, ma per la grande scioltezza dello stile, non certo per superficialità. Volendolo proprio catalogare direi che è più un romanzo storico, con annessa una dolorosa storia d'amore, che un romance storico.
Promosso a pieni voti, cinque su cinque.

sabato, 24 luglio 2010
Hidden in the dark, di Stefania Auci.

Parte con questo libro la saga dei racconti Moray Place 12, Edimburgo.
Sono tre racconti, o meglio tre episodi anzi tre scene della lunga vita di due vampiri, Samuel ed Oliver.
Tre pillole che stuzzicano l’appetito, altro che calmare la fame.
Piccoli scorci in epoche totalmente diverse, che incuriosiscono il lettore riguardo queste due figure truci, che mostrano di avere un lato quasi umano.
Il primo episodio mostra in modo crudo l’efferatezza dei due vampiri, in una delle azioni più malvagie che possano intraprendere: rubare non solo la vita di una donna, ma anche la sua bellezza ed il suo spirito combattivo. La caccia per i due loschi figuri non è solo una ricerca di nutrimento, non uccidono per necessità, anzi potrebbero anche scegliere di non uccidere affatto. E non è neanche un delitto dovuto ad un istinto incontrollabile, visto che i due vampiri scelgono con molta cura le vittime della loro caccia e, inoltre, sono anche molto attenti a non lasciare troppe vittime in giro. Per non destare sospetti.
Nel secondo racconto vediamo Samuel convertito all'amore, che, grazie alla sua compagna, umana, impara il significato di “fiducia”. Nell'ultimo invece c'è uno stralcio della vita di Oliver ai nostri giorni che mostra, come anche lui, si sia innamorato di un'umana e grazie al suo amore gratuito impari il significato dei buoni sentimenti. E riscopra in sé un barlume di “cuore”. Stefania Auci non è certamente la prima autrice a farmi amare un antieroe. Ma, con Hidden in the dark, per la prima volta, mi ritrovo a seguire trepidante le nefandezze di un protagonista, anzi due, non contro dei nemici ancora più crudeli, ma contro gli umani.
Ho letto il primo brano con l'ansia da svolta, in crisi d'astinenza da lieto fine. Anche se non ero del tutto certa di quale potesse essere un finale che avrei giudicato “lieto”. Non vi scrivo le varie ipotesi per non rivelarvi troppo, basti dire che, quando c'è stata la svolta tanto attesa, non era della storia, ma delle mie aspettative. Potrei quasi dire che ho agognato la fine insieme alla vittima, gustando l'amaro della sua rassegnazione, insieme al sapore della vittoria dei protagonisti.
Quindi alla era un lieto fine, oppure no?
Le successive scene, piene di buoni sentimenti, lasciano una visuale dei protagonisti molto positiva. Oltre a compenetrare le loro emozioni per una sorta di empatia creata dalla bravura dell'autrice, nasce
anche un sentimento diverso... l'innamorarsi di un eroe, l'ammirazione per un protagonista romantico. E si sa i belli e dannati fanno furore.
La Auci è stata bravissima, con poche parole, a creare tre scene complete, che appaiono ai nostri occhi come se fossero film, quasi fossero scene reali. Infatti è davvero irrazionale pensare che, fotografando un uomo in momenti diversi e distanti tra loro, otterremmo due ritratti talmente dissimili da sembrare opposti? Non accade sempre, quando nella vita delle persone c'è un evento che le sconvolge?
E l'amore ha appunto il potere di sconvolgere. Il più grande pregio di Stefania Auci, e dei suoi racconti, è proprio questo: mostrare come l'amore vero può stravolgere tutto.
Oltre ovviamente all'insana curiosità che ha scatenato in me, in attesa di altri episodi della saga.
Il difetto maggiore resta invece la brevità. Tre storie brevi sono troppo poche per entrare davvero nel mistero. Restano troppi lati oscuri, soprattutto riguardo a cosa sono effettivamente questi due vampiri. Cosa possono e non possono fare. Si accenna troppo poco alla creazione, senza specificarne neanche il metodo, e per nulla si parla di una eventuale distruzione o di eventuali nemici. Sono davvero
essere immortali ed onnipotenti? Ma poi che tipo di potere hanno specificamente?
Tutto rimandato alle prossime puntate, speriamo.
Nel complesso direi 3/5, più che sufficiente.

mercoledì, 21 luglio 2010

Il profumo dell'anima di Sylvia Z Summers

La Grande Esposizione apre questo romanzo, una vera immersione nelle sensazioni. E con un incontro sensitivo parte la storia dei protagonisti. Che non sono due ma quattro, le quattro facce della stessa medaglia. Eh si perchè il vero protagonista del romanzo, per me, è il cammino di crescita per liberarsi della propria insicurezza. Che nome lungo eh? Beh racchiude molti personaggi e molti sentimenti.
I protagonisti
Dora, Freddie, Alfred e Kitty sono le espressioni diverse dell'intima insicurezza di sè. Ci insegnano come non fidarsi di se stessi porti sempre a reagire male alla vita, per poi mostrarci come riuscire a recuperare questa fiducia.
Dora mostra un distacco ed una sicurezza che non possiede, vive la vita come una sfida continua, ma ha paura di mettere in gioco se stessa, soprattutto in amore. E per non rischiare il cuore, cerca di vivere con distacco anche i sentimenti. Ma l'amore è più potente di qualsiasi briglia. Imparerà ad esprimere ciò che sente ed a rischiare per amore e solo allora ritroverà se stessa. Tutto il romanzo, sia la parte sentimentale che il mistero, sembra girare intorno a lei ed alla sua capacità di comprendere le persone dall'odore. E di creare per ciascuno il profumo giusto, quello che esalta le qualità e assopisce i difetti, il profumo dell'anima.
Freddie si vede tanto impacciato e goffo, che davvero affronta la vita senza il giusto distacco. Troppo fiducioso, non pondera mai la possibilità di "preparare un piano di emergenza". Non proprio viziato, parte convinto di essere il padrone del suo mondo. Si ritroverà a dover combattere per ogni scelta, perdendo tutto, riconquistando e perdendo di nuovo. Come una fenice, rinasce ogni volta, sempre più bello e forte. Anche se continua a sbagliare, e cadere, matura in un uomo forte e affidabile.
Alfred mostra una spavalderia quasi sempre fuori luogo, e la usa in modo che tutti possano rimproverarlo, solo perchè pensa di non meritare l'affetto che desidera. Anzi di più, si fa carico di colpe non sue, assicurandosi punizioni non meritate, mentre spinge al successo ed alla felicità, almeno quella che lui reputa tale, il cugino Freddie. Ma quest'ultimo gli vuole bene sinceramente ed è l'unico ad aver oltrepassato la sua maschera, è anche la chiave di svolta per Alfred. Freddie lo porta ad auto-apprezzarsi nel modo giusto e gli insegna a lottare per ciò che desidera.
Kitty smorza il suo desiderio di ribellione dietro una maschera di timidezza e ritrosia. Ha paura di mostrarsi per quella che è veramente, sentendosi sporca. Imparerà dapprima a conoscersi davvero e poi ad apprezzare la sensualità racchiusa in lei. Fino a capire che vivere l'amore non è scegliere la tranquillità, ma abbandonarsi alle sensazioni più forti, quelle che la rendono viva. Anche per lei è Freddie il codice di traduzione. Riconoscendo nella sua ribellione una scelta, di essere se stesso e ricercare da solo la propria felicità, comprende, che lasciarsi guidare dagli altri, reprimendo la propria vera essenza, non porta neppure alla serenità di spirito. Al più lo sopisce per un po'. In Alfred poi ritrova tutto ciò che temeva (l'attrazione sessuale, lo spirito d'avventura), che voleva cancellare da sè. Solo quando si lascia andare a queste sensazioni, trova la forza di affermare il suo amore per Alfred e sceglierlo come compagno.

La storia
Freddie, appena laureato, torna a Londra, in famiglia. Si ritrova a fare i conti con nuove responsabilità, ad accantonare i suoi sogni di ragazzo (forse non per la prima volta), per cominciare la sua vita da adulto. Ma è comunque un giovane sognatore, che ama esplorare. Attirato dalla novità si perde nell'esplorare il Crystal Place, e tutti i mondi esotici lì esposti. E' qui che incontra, e si scontra dovrei dire, con Dora.  Ne resta subito affascinato, ma anche lei resta colpita dal ragazzo, anche se non riesce ad ammetterlo neppure con se stessa.
Da qui inizia una serie di incontri voluti e non e di dubbi in entrambi. Appartengono a ceti diversi, e per gli inglesi è come appartenere a mondi lontani. Freddie è molto più giovane di Dora. Lei è una commerciante, anche molto affermata, mentre lui è un giovane appena laureato, alle prese con i primi approcci lavorativi come avvocato. Dovrebbero affrontare uno scandalo. Tutti questi ostacoli portano Freddie, dopo un bacio che li sconvolge entrambi, a scegliere la via più facile. Asseconda i voleri familiari e si fidanza con la timidissima e riservata Kitty. La giovane ragazza, turbata dalle sensazioni che le comunica Alfred, oppressa dalla convivenza con il patrigno, pieno di segreti e lati oscuri, vede nella proposta di Freddie la possibilità di un futuro sereno e tranquillo. E la fuga dal suo presente instabile.
Rivedere Dora ad una soiree di Lady Sylvia scombussola Freddie. Aiutato dalle parole di una nuova conoscenza, comprende che la donna non è affatto sicura di sè, come cerca di mostrarsi, anzi la vede sperduta, coinvolta in un gioco che non comprende e non ha scelto. La salva, ben due volte, dall'umiliazione. E riaccompagnandola tra loro esplode la passione.
Lo scandalo che consegue la loro liason li stravolge, mette a dura prova il loro legame, li fa soffrire, ma li fa anche crescere.
Mentre cercano una stabilità, prima in se stessi, e poi nella coppia, sullo sfondo di una Londra sconvolta dai delitti perpetuati da un assassino folle, le loro vite di intrecciano a quelle di molti altri personaggi. Dora coltiva l’amicizia con i coniugi Bakingstok ma separatamente. E, mentre lord B impara ad apprezzare sempre di più le chiacchierate con Dora, e la donna stessa, Lady Sylvia è mossa da motivazioni del tutto egoistiche e anche ambigue.
La capacità di Dora, il suo grande talento, diventa la sua condanna. Infatti lady Sylvia ed il dottore Humphrey fanno parte di una setta crudele e sanguinaria che, sulla scia degli antichi alchimisti, cerca di creare l’Opera Prima. Un elisir di sapienza e giovinezza. Capo della setta lord Lagrange, l’ambiguo patrigno di Kitty. Mano crudele e braccio cruento, Rufus, il marito scomparso di Dora.
Ovviamente c’è il lieto fine, per entrambe le coppie. L’amore trionfa sempre, ed è la strada di rivalsa di ognuno di loro rispetto alle proprie limitazioni.

Il commento.
Un romanzo da 5 stelle su 5.
Personaggi complessi e molto evocativi, e non parlo soltanto dei protagonisti o di Lady Sylvia, ma anche delle comparse. Ognuno ha un suo ruolo, potremmo dire che tutti sono necessari al giusto equilibrio degli ingranaggi.
Molto curata la ricostruzione storica:
l’affollamento di Londra, a causa della Grande Esposizione;
la descrizione del Crystal Place;
il disagio degli aristocratici costretti a viaggiare, in treno, allo stesso modo dei ceti più bassi;
l’accenno alla società che evolve, al suo aspetto multirazziale e alla cultura cinese;
la paura e l’eccitazione che un serial killer possa far nascere nella popolazione, tra chi ha timore di muoversi col buio e chi non vede l’ora di diventare un eroe.
Una menzione speciale per i profumi, le essenze e gli odori di cui il romanzo è pregno. Si riesce ad immaginarli tanto sono descritti bene.
Mi ha divertito che Dora crei profumi un po’ per tutti, dispensi consigli o impressioni un po’ su tutti i personaggi, tranne i protagonisti. A parte il suo riconoscere ed apprezzare l’odore di Freddie, non si propone mai di consigliare a lui, Alfred o Kitty, un essenza o un profumo che possa andare bene per loro.

Adesso attendo l’autrice… sperando di non aver travisato troppo il suo messaggio.

domenica, 18 luglio 2010

L'antico profumo del gelsomino, di Irene Pecikar - Edizioni Risolo

Aiutata dalla lunghezza del libro è stato un piacevole intermezzo, un modo simpatico di passare una serata con poche attrattive televisive, senza tirar troppo tardi. E' un racconto sulla falsa riga di un giallo. Un mistero dove i buoni non si conoscono, anzi riconoscono. I due eroi cercano di ostacolarsi pensando ognuno che l'altro sia il cattivo. La storia di una giovane donna frastornata dagli eventi, quasi troppi tutti insieme per essere davvero coincidenze, tanto da non riconoscere l'amore della sua vita, il suo salvatore.
Ma è anche intrrospettivo. Scritto tutto in prima persona, ma con vari cambi di soggetto, permette al lettore di conoscere l'animo, i pensieri e le motivazioni dei tre protagonisti. Eh sì perchè io penso che Sofia non sia certo la sola protagonista, data la determinatezza si Simon e Riccardo in tutta la vicenda.
Il libro non mi è dispiaciuto, nonostante gli errori di ortografia ed i refusi: una bella tiratina d'orecchio all'editore!
La storia ha catturato subito la mia curiosità, se non il mio interesse, e lo stile fluido e scorrevole di Irene ha permesso una lettura veloce, ma attenta. Ho preferito attendere un giorno prima di scrivere questa recensione, appositamente, per confermarvi che la semplicità di stile e la capacità dell'autrice di raccontare le emozioni, resta dentro, non si dimentica di certo subito.
Sofia, una giovane donna alla vigilia di cominciare la sua vita di adulta, si ritrova immersa in un mistero da spie internazionali inconsapevolmente. Tutto comincia in occasione del suo ritorno a casa e della sua festa di laurea. Il suo desiderio di aiutare un'amica e quello di fare chiarezza nel suo cuore, diventano la causa di un rapimento e di un po' di avventura. Invece di scoprire la causa dei problemi dell'amica, si ritrova alla mercè di un uomo senza scrupoli. Al posto di un ritorno di fiamma con il primo amore, si rotrova tradita da quest'ultimo. In un crescendo di pathos, viene anche a sapere che la madre le ha mentito per proteggerla. E nel momento in cui pensa di essere sola e abbandonata, non solo ritrova il vero amore, l'uomo a cui aveva donato il cuore, ma scopre che è stato sempre accanto a lei, per proteggerla. Akltro che abbandonarla e spezzarle il cuore. Altro che non amarla e dimenticarla.
L'unico appunto che mi viene da fare ad Irene è la ricerca assoluta del mistero. Ho trovato un po' inverosimile, pur immergendomi nel contesto di vita descritto, che Sofia non riconoscesse la voce dell'uomo a cui ha dionato il cuore. Ancor di più perchè dice che, quest'uomo,n il cuore gliel'ha spezzato.
E poi piccola considerazione di gusto personale... non mi ha fatto piacere che l'autrice abbia sfumato sulla notizia del matrimonio. Così non ho letto la reazione di Sofia. Ci son rimasta malissimo. Già mi aspettavo la confessione molto prima, insieme alle altre direi. Ma quando ho visto che non ci sarebbe proprio stato l'annuncio, nè in pubblico, nè in privato, mi sono davvero rattristata.

Vorrei leggere un lavoro più lungo e completo di Irene Pecikar.
Comunque è una lettura che consiglio.

giovedì, 08 luglio 2010
Infine tu di Lisa Kleypas (la cover della discordia)

Una personalità forte e determinata che incontra un uomo deciso e di forte volontà. Lo scontro era inevitabile. Ma l'attrazione rende anche l'incontro una necessità. E l'amore condisce il tutto.
Lily è una giovane ribelle, sfacciata e disinibita, ma solo in apparenza. Non ha mai conosciuto l'amore e neanche il piacere. L'unica sua esperienza sessuale, unita ad un paio di tradimenti,  l'ha convinta che nulla vale il sacrificio di dipendere da un uomo. Da ragazza ingenua e romantica la vita l'ha trasformata in una donna disincantata, quasi cinica. Ma quando l'affetto per un caro amico e per la sua sorellina la spingono ad agire in favore dell'amore, scopre che forse anche per lei c'è una speranza.
Alex un uomo bello e forte, che ha sofferto tantissimo nella vita. Fin da giovanissimo ha dovuto accollarsi responsabilità affettive ed economiche, ha perduto l'affetto dei genitori troppo presto, e la donna che amava poco prima di sposarla. Uomo di grandi passioni, per il timore di soffrire ancora, decide di chiudere il suo cuore, renderlo impermeabile e sposare una ragazza, per lui insignificante, che non possa mai spezzarglielo. L'incontro, anzi lo scontro con Lily lo porta però a rivalutare le sue convinzioni. E la scoperta della sua parte nascosta, delle sue paure, lo convince che amarla e renderla felice sia la più grande sfida per lui e anche la più grande soddisfazione.
Un uomo che mostra un carattere glaciale al mondo, ma sa comprendere  e sorprendere nella sua dolcezza e nella sua dedizione verso chi ama, non può che conquistare. Un uomo che comprende quando essere dolce e rassicurante non può essere rifiutato.
Il dolore poi della perdita della figlia è descritto molto bene, le crisi di sconforto di Lily, che portano agli incubi, al sonnambulismo ed anche a sprazzi di depressione, sono ben descritte davvero, molto realistiche.  Quale donna non vorrebbe tentare tutte le possibilità per riavere sua figlia? E chi non rischierebbe la propria vita purché la propria figlia non abbia a soffrire? Il tutto raccontato sempre con una certa ironia, senza scadere nel dramma troppo lacrimoso e melenso, anzi, risaltando lo spirito combattivo e beffardo della protagonista.
Non sono d'accordo con chi dice che Alex sia messo in ombra da Lily. E' vero che una protagonista simile è molto rara, non solo per la Kleypas ma proprio nel Romance, però lui riesce a tenerle testa.
Molto ben definita anche la figura di Derek, perfettamente coerente con ciò che rivelerà nel romanzo da protagonista. La sua rozzezza usata come scudo, la paura d'amare, il forte affetto che lo lega a Lily, che lo porta a spingerla tra le braccia di Alex. Tutto porta a perdere la testa per lui già in queste pagine.
Molto meno interessanti le figure di Zach e Penny. Il loro amore meritava forse qualche riga in più o forse no, è tutto molto tiepido, anche l'affetto che mostrano per la protagonista.
Ciò che più ricorderò di questo romanzo? Beh certamente i baci di Alex. Un uomo che bacia con passione la sua donna sia per piacere che per punirla, sia per rabbia che per desiderio, sia per frustrazione che per consolarla. Magnifico! Forse la cover più adatta sarebbe stata proprio un bacio, se proprio doveva essere audace, un bacio molto passionale!


mercoledì, 16 giugno 2010
Scandalo in primavera - Lisa Kleypas

Eccoci al quarto ed ultimo romanzo della serie delle Wallflowers. Ma i bilanci ed i confronti tra i quattro libri li farò in sede separata. Al momento mi limiterò a parlare di questo splendido romanzo corale. Non che le quattro amiche e alcuni patner non siano stati presenti in tutti, però in questo il loro legame, di amicizia profonda, si respira di più. E' il romanzo dell'esplicitazione della tenerezza di Marcus, non solo verso la moglie. Della rivalsa di Daisy che, come protagonista, si rivela una ragazza semplice e sognatrice, in cui è facile immedesimarsi. Il suoi talenti? Nulla di particolare, normali anche quelli: l'allegria, la gioia di vivere, la fantasia, l'umiltà.
Viene tacciata di essere una parassita, inutile al mondo. Ed io mi sono innamorata di Matthew, nel momento in cui le ha detto che il mondo è un posto più allegro per la presenza di Daisy Bowman. La tenerezza in un uomo, soprattutto uno sicuro di sè, serio e quasi freddo, è la cosa più romantica si possa vivere. Vero segno d'amore.
Molto interessante, oltre alla storia d'amore e alle vicende dei protagonisti, il racconto delle sofferenze di Lillian. Un aborto ed una gravidanza difficile, un parto doloroso, e la triste prospettiva di dover vivere lontana dalla sorella.
E poi, come ho detto prima, questo è il romanzo delle zitelle. Traspare in pieno l'affetto che le lega e quanto l'amicizia può essere potente. Una vera celebrazione di una forte amicizia al femminile, tabù questo che vive ancora oggi. Dato che le donne tendono ad essere più competitive, ma è realmente possibile, quando ci si lega così sinceramente, creare delle amicizie forti e durature. Sostegno nei momenti difficili, spalla su cui piangere, persone che sanno condividere ogni gioia senza invidia. E così leggiamo della saggezza di Annabelle, dell'intraprendenza di Evie. Di come riescono a dare il giusto appoggio o rimprovero a Daisy e Lillian.
Per non parlare del grande amore tra le due sorelle. Amore che fa superare tutto anche pergiudizi e paure.
E poi debbo dire che, anche se sono timida e mi identifico molto in Evie, sono anche una gran lettrice e sognatrice, proprio come Daisy.

domenica, 13 giugno 2010
La favola di Bella di Roberta Ciuffi

Cosa caratterizza una favola? Quali elementi differenziano questo tipo di racconto dagli altri?
Il "vissero per sempre felici e contenti"? Beh allora sarebbe troppo semplice: tutti i romanzi con una bella storia d'amore lo sarebbero.
Analizziamo le caratteristiche comuni delle favole tradizionali.
C'è sempre (o quasi) una fanciulla molto bella e molto buona, ingenua e fiduciosa.
In contrapposizione di solito troviamo una strega cattiva: una donna matura, altrettanto bella ma molto cattiva, invidiosa ed arrogante.
Un principe, bello valoroso e innamorato della protagonista.
Il punto focale della storia comporta un grosso pericolo che la strega cattiva procura alla fanciulla, che viene salvata dal bel principe e l'amore tra i due si rivela, di modo che lui possa portarla al lieto fine e la felicità eterna per entrambi. Basta? Forse no.
C'è un ultimo elemento: la magia. Il fattore fantastico. Quello che rende il racconto una favola, un sogno. Da interpretare più che da vivere alla lettera.
Alla luce di questi elementi trovati analizziamo ora il romanzo di Roberta Ciuffi. Quali vi ritroviamo e quali no?
C'è una fanciulla bellissima, ingenua quanto basta e fiduciosa. C'è il principe valoroso che si innamora suo malgrado. La strega cattiva? Beh si potrebbe anche dire che ce ne sono due, anche se solo una è davvero cattiva, l'altra è troppo vuota per esserlo, astiosa, invidiosa e superficiale si, ma non davvero perfida.
Ci sono i tranelli e poi il grande pericolo che l'infida quasi fidanzata del protagonista procura alla fanciulla; e lui che la salva riscoprendosi innamorato perso. C'è l'amore... tanto amore. Ma forse manca la magia? Beh certo non ci sono mele avvelenate, zucche trasformate o incantesimi... però. Eh si però qualcosa c'è. C'è la magia di una fanciulla cresciuta nella certezza di essere un'orfana e una "zingara" che diventa una principessa, o meglio si riscopre tale.
Insomma il romanzo mi è piaciuto, anche se il ritmo iniziale mi è parso lento. Per immergermi davvero nelle pagine e non riuscire a staccarmi più ho dovuto penare un po' e attendere qualche capitolo. La vera cattiva è stata dipinta molto bene, mentre gli altri due mi son risultati abbastanza insulsi. La madre del protagonista come ho detto mi è parsa più vuota e superficiale che infida, il ragazzo manipolato e guidato dalla sorella l'ho visto come un debole, una perdina può che un uomo malvagio. Il pentimento della signora "contessa" mi è sembrato ben reso e in linea con il personaggio: comprende l'errore e anche che è inutile continuare a nasconderlo, ma di certo non cambia all'improvviso e diviene assennata.
In conclusione un bel sette/dieci.

giovedì, 10 giugno 2010
La favola dell'amore

L'avventuriero che amava le stelle, di Ornella Albanese, è come una favola, anzi sulla falsa riga di una famosa leggenda, quella di Vega ed Altair, racconta dell'incontro di due mondi lontani, per non dire agli antipodi, che si fondono l'uno nell'altro nel calore del sentimento più puro. E' la celebrazione dell'amore sincero, quello che da forza e si ribella alle regole, quando nascono dal pregiudizio e dall'arroganza.
Un uomo povero, solo al mondo, costretto dalle circostanze a vivere di espedienti, diventa un famoso giocatore d'azzardo. Famoso per la sua bravura e la sua fortuna fa del tavolo da gioco e delle carte i suoi strumenti di lavoro, pur non provando alcun ebrezza o piacere nel giocare. Ma è davvero una dote innata. Tanto che la sua fama lo porta a non trovare più avversari. Fino alla sera della sua fortuna. La vita gli fornisce in modo singolare l'occasione d'oro, e un gran giocatore come lui non può certo sprecarla. Entra in un nuovo mondo, dove tutto l'oro luccica e rende la vita un sogno quasi indolente, ma pieno di regole tacite che creano trappole ad ogni angolo. Ma nasconde anche un tesoro che brilla più di ogni gemma.
Una donna intrepida ma non sfrontata, determinata ma non ribelle, affascinata dalle stelle e infatuata del bellissimo ragazzo con cui è cresciuta. Si vede ancora come una ragazza, una crisalide e sogna il bel principe che la porterà al suo castello. Grazie al tocco bollente dell'amore impara che amare con la testa è poco più di un'illusione; che osservare bene chi ha intorno può riservare molte sorprese; e che i sentimenti più sinceri nascono dal cuore e l'unica guida valida è l'istinto.
Nel frattempo due ragazzi e due coniugi trentennali imparano la differenza tra ammirare la luccicante apparenza e conoscere in profondita qualcuno, fino ad amarlo davvero. L'essere diventa per loro la vera realtà e l'apparire mostra tutta la sua fragilità e debolezza.
Un ragazzo impara che essere un uomo, anzi un gentiluomo non significa essere ricco e potente, ma crescere e accettare di non essere il centro del mondo e che l'amore filiale, fraterno e qualsiasi altro non può essere egoista ma può solo dare, perchè più concede più si espande. E più ritorna.
Il segreto di Pulcinella che si respira per tutto il romanzo (e debbo dire che l'ho intuito alla prima scena, lì al tavolo da gioco) non risolve nè ingarbuglia nulla. Non è un ostacolo dato che è già noto a chi doveva essere celato, non è una soluzione dato che non apre nessuna nuova strada ai protagonisti. E' funzionale solo al vero protagonista del romanzo, l'amore. Perchè permette a tutte le forme d'amore di venire fuori e dare il coraggio ai vari personaggi di affrontare il proprio demone.
L'unica vera pecca del romanzo, a voler cercare il pelo nell'uovo visto che intriga e appasssiona al punto giusto, la lettura è scorrevole e molto piacevole. Dicevo l'unico difetto che ho trovato è stato che l'attrazione tra Flavia e Emanuele non è mai veramente palesata fin quando si parla già di innamoramento. Fino al bacio solo Emanuele sembrafa affascinato da Flavia, ma poi lei sembra ammettere di sentirsi conquistata da lui da ben prima... Questo cambiamento di sentimenti che non sono riuscita a respirare appieno mi porta a dare un 8 invece di un 10, ma è comunque una lettura che consiglio vivamente.

martedì, 24 novembre 2009
Qualcosa da dire
"Qualcosa da dirti" di Hanif Kureishi. Appena conclusa la lettura mi sono sentita più leggera, sinceramente quasi disperavo di riuscirci davvero. Non conoscevo questo autore e il libro in realtà mi è stato dato proprio come sfida a terminarlo, quindi non l'ho scelto come mia lettura e continuo a pensare che non l'avrei mai fatto.
Certo una volta cominciato a leggere ero curiosa di capire cosa avesse da dire, ma dopo la rivelazione verso metà libro ho iniziato a disperare che nelle restanti pagine (ancora tante eh!) ci fosse altro di importante. Beh mi sono ricreduta, ma solo all'ultima pagina.
Con molta titubanza ho terminato la lettura, senza saltare direttamente alla conclusione, ma leggendo tutto onestamente, anche se ho impiegato 2 mesi. Ad essere onesta è stata proprio la curiosità a spingermi, anche se ogni nuova pagina mi tentava sempre di più a fermarmi, ero curiosa di capire il senso di tutte quelle parole ed immagini crude- Un po' troppo per la mia sensibilità. Ma se almeno avessi compreso il messaggio dietro quel diario tormentato e oscuro, forse avrei gradito di più lo stile dell'autore. In realtà non sono ancora sicura di aver compreso però almeno posso dire di aver colto quello che il libro doveva dirmi.
Il protagonista si racconta in prima persona, in un guazzabuglio di ricordi di un passato remoto, uno prossimo e fatti del presente; e non sempre la distinzione tra i fatti raccontati è evidente. Il fulcro delle sue rivelazioni è il suo senso di colpa per un'azione giovanile che era allo stesso tempo un reato, un atto eroico e un'idiozia. Le conseguenze di questo senso di colpa, misto ai vizi sviluppati negli anni, porta tanta oscurità e decadentismo nel racconto. Ma la rivelazione, nell'ultima pagina, è che quel senso di colpa era "inutile" e che comunque il protagopnista l'ha superato senza i traumi e le conseguenze che presagiva. Il vero messaggio, quello che resta dopo aver chiuso il libro, è lui ama la moglie e non (più) il ricordo di quel disperato quanto illusorio amore giovanile, che sembrava avere le redini del suo subconscio e quindi della sua vita. Lui impara a tornare indietro e ad ammettere di volere la normalità.
Beh è l'unica cosa che mi sono sentita di condividere... che bella la famiglia, la vita normale e la gioia di amare.

lunedì, 10 agosto 2009
Sylvia Z. Summers - Amore e altri sospetti.
San Jules, 1805.
In uno scenario marittimo rurale, una giovane donna entra in contatto con due eventi alquanto misteriosi. Un po' per passione, ama definirsi una giornalista, un po' inevitabilmente, siamo in un piccolo paese, le giungono mille pettegolezzi contrastanti e lei si impegna a svelare i due misteri. Soprattutto a portarne alla luce i lati negativi ed eventualmente illegali.
L'arrivo del giovane e misterioso gentiluomo, ospite, sembra, del sindaco, porta in paese molta agitazione. Il pettegolezzo che sia figlio di un lord e quindi ricco attira le brame di tutte le giovani dame che ambiscono contrarre un buon matrimonio. Ma nessuno sa in realtà perchè esce pochissimo o anche soltanto il motivo per cui è sempre "accompagnato" da uno o due tenenti della marina.
Tra i due nasce in modo naturale una certa attrazione, favorita dalla reciproca curiosità, che porta entrambi a voler sapere di più sull'altro, a volerlo conoscere a fondo. Attrazione che però non frena Pheabe dal cercare a fondo, anche quando Julian sembra uscirne come una canaglia della peggior specie. Lui accetta di amare quella giovane intraprendente anche se potrebbe essere solo una pettegola, giornalista in erba a caccia di scoop.

Due cuori impavidi che si scontrano e confrontano. Due animi intraprendenti ma spenti da un evento passato da superare. Due persone romantiche, bisognose di tenerezza, sole contro il mondo, ma solo perchè accecate dal proprio sconforto. Come superare con l'amore il dolore di aver perso un affetto e il senso di colpa del sentirsene responsabili. Due segreti da svelare... e un mistero da scoprire.
Una ridente cittadina, piccola e pettegola, fatta di persone semplici ma molto snob.
Quanto condimento in questo romanzo, eppure nulla è di troppo, nessun personaggio, scena, episodio o avvenimento sembra superfluo o malamente riempitivo. Tutto ha un motivo, una recondita spiegazione per il suo essere e per le sue conseguenze.
Una carrozza nera e sudici vagabondi per le stradine, appena fuori paese; un ricco sconosciuto e il suo spietato tirapiedi; un bambino maltrattato, una giovane povera e un ragazzino sensibile e impavido. Vanno ad intrecciarsi con un ospite del sindaco, giovane, figlio di lord, misterioso e schivo; un caro vecchio amico ritrovato e sfuggente; strani incidenti; amori e gelosie.

Il giallo o meglio l'atmosfera misteriosa, propria dei libri gialli, avvolge l'intera vicenda, anche se in modo blando, cedendo il passo a sentimenti ed emozioni; ma resta fondamentale. La forza del libro risiede, secondo me, proprio nei misteri da scoprire, o meglio nell'intraprendenza della protagonista a volerli scoprire.
L'inevitabile innamorarsi dei due protagonisti, sempre secondo me, è tanto naturale, visto quanto risultano simili, che se ne perde la magia; ma le controversie da superare restano cmq ardue.
La storia mi ha comunque fatto sognare, il susseguirsi degli eventi mi ha incatenato alla lettura, tanto che non riuscivo a staccarmene neanche per dormire e sono crollata con il libro aperto tra le mani.
Ho vissuto insieme a Pheabe il suo sentirsi esclusa, ma anche la sua comprensione finale che questa esclusione dipendeva soprattutto da lei. Quando si ha un legame forte con qualcuno (posso solo immaginare quello tra gemelle) l'affetto e la complicità creano qualcosa che davvero ci fa sentire parte di un noi, inscindibile. Nel momento in cui questo noi si divide si guarda con invidia gli altri "noi" che ci vivono intorno, ma non è facile comprendere quanto sarebbe facile aprire il cuore ad un affetto nuovo, legati come siamo alla perdita del vecchio. Inoltre, il senso di colpa, molto spesso, ci fa soffrire ma non ci permette di comprendere a pieno quale sia la nostra vera colpa. Ci arrovelliamo sentendoci responsabili della perdita e non cerchiamo di capire a fondo cosa l'ha provocata e quale sia stata in realtà la nostra parte (di colpa).
Ovviamente l'amore, quello vero, è una cura ottima per stati del genere, però mi è piaciuto anche che Pheabe sia riuscita a confrontarsi con le sue paure e a guardare i suoi affetti con occhi nuovi, non sentendosi più ne esclusa nè abbandonata.
I miei complimenti a Sylvia Z. Summers per la bravura di rendere tutto ciò un romanzo emozionante, avvincente e verosimile.

martedì, 23 giugno 2009
Curiosità
In questi giorni ho riscoperto il piacere di leggere un giallo. Certo dei miei autori preferiti non riesco facilmente a trovare nuove cose, come ad esempio per A.A.Fair. Pseudonimo di Erle Stanley Gardner, creatore del personaggio di Perry Mason, è stato molto prolifico. Il personaggio di Donald Lam, protagonista dei suoi gialli come Fair, è uno scanzonato investigatore, molto intuitivo e dai metodi non sempre legali. Accosta doti di eccezionale furbizia ad un aspetto piacevole ma per nulla scultoreo o adatto ad un uomo come lui, sempre nei guai. Riesce però ad affrontare ogni situazione con il dovuto distacco e nel tempo impara anche a non farsi sfruttare dall'avida Bertha Cool. Colei che cerca di approfittare delle sue capacità, mascherando il suo spilorcio obiettivo dietro una maschera di magnanimità, verso un poveraccio indigente accolto nella sua agenzia, per dargli un lavoro dignitoso. Sempre ai ferri corti con la polizia, a causa dei suoi metodi, e della sua capacità di ritrovarsi sempre in mezzo ai guai. Ogni volta preda della spietatezza di una bella donna o dei sogni romantici di una dolce e ingenua ragazza carina.
Da molti dei romanzi di Gadner sono stati tratti film sul famoso avvocato, ma anche la figura di Donald Lam, a mio modesto parere, meriterebbe una trasposizione televisiva se non cinematografica
.


sabato, 16 maggio 2009
L'ultimo orizzonte - Collen McCullogh
La giovanissima ed ingenua Elisabeth Drummond deve lasciare la Scozia per raggiungere il futuro marito nel lontano Nuovo Galles del Sud. La attende un mondo a lei sconosciuto e completamente diverso da ciò che è stata la sua realtà in 16 anni di vita. Ormai destinata a restare zitella per accudire il padre in Scozia, la fanciulla è stata educata nella fede presbiteriana e nell'ignoranza di tutto; completamente succube della tirannia paterna e dei rimbrotti di chiunque mostri autorità su di lei. Appare rassegnata, senza ambizioni o ribellioni, concentrata soltanto a fare il meglio che sa per evitare ulteriori soprusi: le punizioni paterne. L'avarizia (legendaria scozzese) del padre la costringe ad intraprendere da sola il viaggio verso il nuovo continente da sola e senza confort. In questa aridità di sogni e speranze la ragazza riconosce nel fidanzato l'immagine del diavolo che le è stata inculcata fin da piccola. Non sono queste le premesse per un sogno d'amore.
Lui, il signore di Kinross, ricco, intuitivo, colto e potente è un cugino esiliato e diseredato dal padre, perchè frutto di una relazione extraconiugale. E' ad un momento di svolta nella sua vita: dopo tanti viaggi e tante avventure si è stabilito nel Nuovo Galles del Sud, creando dal nulla una civiltà. Ha imparato tanto nel suo vagabondare da riuscire a conquistare una vena aurifera molto fruttuosa e non solo a crearsi una fortuna, ma a fondare una cità e procurare lavoro e ricchezza a vari amici. Un uomo che sa dare e sa anche amare, ma non comprendere una ragazzina con la metà dei suoi anni. Abituato ad avere successo con le donne ha compreso che, per conservare il prestigio oltre al potere, non può sposare la prostituta divenuta sua amante da vari anni, e spera di riuscire a forgiare ai suoi voleri quella giovane mente, e a farsi amare dalla fanciulla.
Il matrimonio però non funziona. Elisabeth ha paura di suo marito e non riesce ad apprezzarlo fisicamente nè ad affezionarsi a lui. Migliora il suo intelletto grazie ai mezzi da lui messi a sua disposizione ma si chiude sempre più in se stessa, tanto riservata nel suo sconforto e nei suoi timori da risultare egoista e gelida. Moglie per dovere e per paura non riesce ad essere neanche una buona madre, tanto più che le due gravidanze risultano molto difficili, rischiose, e la seconda figlia nasce menomata.
Una ragazzina alle prese con due bimbe anormali, la prima è un genio la seconda intellettualmente menomata, un marito che non comprende e non ama ma sa solo temere e che ha come sola amica l'amante del marito; un eroina che sembra soltanto egoista ed arida, scevra da passioni. Come può il lettore imparare ad amarla?
Neanche lei sa amare, nè sa riconoscere l'amore. Nessun tipo di amore. Deve imparare tutto con fatica e dolore. Ma soprattutto deve imparare a comprendere ciò che vive e non lasciarsi vivere. La rassegnazione non è una brava insegnante e porta con se rinuncia e depressione. Elisabeth non è affettuosa, non è simpatica, non è neppure ribelle; nulla che possa attirare l'immedesimazione del lettore.
Accade invece, o almeno è accaduto a me, di partecipare al suo cammino. Ho imparato a comprendere Elisabeth e poi ad amarla e infine a tifare per lei e per la sua rinascita. Solo l'amore avrebbe potuto salvarla ed è stato doloroso leggere della sua maturazione, ma una crescita della protagonista senza sofferenza sarebbe stata irreale e poco comunicativa. L'empatia nata per questa fanciulla che diventa donna e impara a vivere davvero tra le braccia del lutto e del dolore ha fatto riempire i miei occhi di lacrime.